"Con l'audio Francesco ha evitato di trasformarsi in un santino"

Padre Enzo Bianchi: "Non vuole diventare un'icona. Forse non potrà più viaggiare, ma non cambierà nulla"

"Con l'audio Francesco ha evitato di trasformarsi in un santino"
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Il Papa «ha scelto di farsi presente con la sua voce sofferente e flebile e non con una foto perché l'immagine poteva diventare un santino». «Lui vuole la verità, la trasparenza, e con la registrazione audio dà prova della sua sofferenza, non è un'icona». Padre Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose, membro della fraternità Casa della Madia, parla al Giornale e riflette sul momento difficile che sta vivendo il Papato di Francesco.

«Sto vivendo questo periodo di malattia del Papa in modo diverso rispetto ai precedenti Papi, perché Francesco era un amico, una persona che conosco molto bene, in profondità, e credo anche di interpretare i suoi atteggiamenti e le sue parole. Sento una sofferenza partecipata. Un Papa come lui è qualcosa di singolare nella Chiesa. Può piacere o meno, ma prima di lui non c'è stato un Papa così coraggioso e sarà difficile ce ne sia uno altrettanto dopo di lui. Ha avuto degli atteggiamenti profetici per la Chiesa di cui non possiamo non tener conto, scelte che hanno aperto la Chiesa a nuovi cammini».

Pensa che il Papa guarirà?

«La situazione è tale che ci rende pronti anche a un trapasso, d'altronde la vita ha una sua nascita, una crescita, e una fine. Il Papa ha 88 anni, non ha una buona salute, e preghiamo per lui».

Anche nella malattia sta attuando una riforma comunicativa...

«Verissimo. Francesco vuole la trasparenza, non vuole che nascano leggende intorno all'agonia del Papa come è sempre avvenuto. Vuole che la Chiesa tutta sappia, che possa partecipare alla verità di un'agonia, di una morte, di una malattia. Questo è lui: con la sua forza, vuole la verità. È un uomo determinato, non sopporta le leggende».

Per questo ha scelto di inviare un audio e non una foto?

«Di una foto ne potevano fare dei santini. L'audio è la voce di un malato, di una persona che è nella prova e nella malattia, ma non diventa un'icona o un santino. È la testimonianza che lui è vivo e che chiede di essere accompagnato con la preghiera».

Che testimonianza ci sta dando con i suoi messaggi e le sue parole?

«Ciò che vive il Papa diventa occasione di sapienza, di Vangelo, di messaggio evangelico. Ha questa capacità. Ed ecco che dalla sua malattia emerge l'importanza della cura e della tenerezza; con l'omelia per la Quaresima ci dice il bisogno di purificazione e di conversione. Francesco è un Papa che trasforma in vita spirituale tutto ciò che è la sua vita reale».

Domenica anche il videocollegamento per gli esercizi spirituali...

«Sì, lui è così. Tutto quello che può fare lo fa, senza ostentazione, senza eroismi, senza titanismi, che non sopporta, ma nella quotidianità».

Come cambierà il papato con il suo ritorno a Santa Marta?

«Non cambierà nulla. Abbiamo visto che anche dal letto di ospedale fa nomine, convoca concistori. Lui governa fino alla fine. Solo se la sua mente fosse minacciata, indebolita, tenebrata, darà le dimissioni».

Ma non potrà più fare viaggi, spostarsi, incontrare la «sua» gente?

«I viaggi lasciano il tempo che trovano. Fino a tre Papi fa non si facevano. L'importante è che sappia dire alla Chiesa la parola giusta al momento giusto e che continui ad offrire una parola profetica».

Quale è il suo augurio al Papa in questo momento?

«Che possa essere sereno come ha sempre dimostrato nei momenti difficili e di crisi. Che abbia sempre la serenità, davanti al Signore, fino alla fine».

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