«Sono infinitamente triste di non avercela fatta. Mi sarebbe piaciuto prendermi cura dell'Austria». Con queste parole il candidato del Partito della Libertà (Fpö), Norbert Hofer, ha ammesso la sconfitta alle elezioni presidenziali in Austria. «Mi congratulo con Alexander Van der Bellen e chiedo agli austriaci di restare uniti e di lavorare insieme». L'economista 72enne ed ex leader dei Verdi è dunque il vincitore apparente della più contestata e seguita elezione presidenziale nell'Austria moderna.
Hofer ha chinato il capo attorno alle 17:30 di domenica, quando gli exit poll gli assegnavano il 46,4% dei consensi contro il 53,6% raccolto dall'avversario. Alle ore 20 il ministero degli Interni austriaco ridimensionava il distacco: secondo la conta ufficiale a Van der Bellen è andato il 51,7% delle preferenze contro il 48,3% di Hofer. Una differenza pari a 134mila voti. Il risultato non è ancora definitivo. La Commissione elettorale lo fornirà nel primo pomeriggio di oggi, dopo lo spoglio delle schede inviate per corrispondenza. «Ci sono 708mila cittadini che hanno chiesto di votare per corrispondenza», ha spiegato domenica sera al Giornale il portavoce del Viminale austriaco, Karl-Heinz Grundböck. «Lunedì mattina dalle 9 conteremo quante schede sono arrivate per posta e le scrutineremo. I dati ufficiali arriveranno subito dopo». La prudenza è di rigore.
Il voto di domenica non è stato un normale ballottaggio fra i due candidati più votati al primo turno ma la ripetizione dello spareggio fra Hofer e Van der Bellen dello scorso 22 maggio. Quel voto è stato annullato il 1 luglio dalla Corte costituzionale che ha accolto il ricorso dell'Fpö. Il partito di Hofer aveva denunciato macroscopiche irregolarità nello spoglio dei voti per corrispondenza, che in Austria sono sempre moltissimi. Se in Italia l'invio della scheda per posta è riservato ai cittadini residenti all'estero, nella Repubblica alpina il voto postale è molto diffuso. E in questa tornata lo hanno scelto in oltre 700mila sui 6,4 milioni di aventi diritto. Per fugare ogni dubbio su possibili nuove irregolarità nello scrutinio, a questo giro Vienna ha invitato gli osservatori dell'Osce a monitorare il processo elettorale. Si spiega così il «questa volta non ci saranno reclami, siamo certi che i voti dei cittadini sono stati ben gestiti», pronunciato in televisione dal leader dell'Fpö, Heinz-Christian Strache.
Non c'è invece bisogno di aspettare la conta definitiva delle schede per avere la conferma di un fenomeno già osservato lo scorso maggio: l'Austria non è spaccata in due solo fra euroscettici anti-immigrati da un lato ed europeisti-progressisti dall'altro. La spaccatura è anche geografica e sociale: a Van der Bellen è andata Vienna (63,6%), l'Alta Austria (la regione con Linz) e il Tirolo. A Hofer a invece il Land Salisburgo, ma non la città capoluogo che ha dato i natali a Mozart; la Stiria ma non la sua capital Graz. Lo stesso è accaduto nella Carinzia che fu di Jörg Haider: qua Hofer ha ottenuto il 56,6% senza però conquistare il capoluogo Klagenfurt, dove ha vinto Van der Bellen. Ogni Land, in sostanza, si è comportato come una piccola Austria: i centri rurali hanno puntato sul destrissimo presidente della Camera, quelli urbani sull'anziano ecologista.
«Il professore» dai capelli grigi, due figli, recentemente risposato, ha rassicurato gli austriaci parlando di Europa.
Eppure in campagna elettorale ha anche saputo dire che da presidente non assegnerebbe mai l'incarico da cancelliere al leader dell'Fpö Strache. Secondo i sondaggi però il Partito della Libertà è la prima formazione in Austria con il 35% delle preferenze. La prossima sfida del nuovo presidente sarà mantenere la coesione nel paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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