L'autogol Usaid: con lo stop agli aiuti via libera alla Cina

La scelta americana elimina un presidio geopolitico

L'autogol Usaid: con lo stop agli aiuti via libera alla Cina
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Una scelta affrettata presa nel momento più sbagliato. La decisione di Donald Trump di smantellare Usaid rischia di venir ricordata così. E il disastroso terremoto abbattutosi sul Myanmar promette di rendere ancor più evidente il clamoroso errore dell'amministrazione statunitense. La prima a farlo notare è Sarah Charles, che fino al febbraio dell'anno scorso ricopriva la carica di amministratore per gli affari umanitari di Usaid. «Temo - ha detto venerdì la Charles - che entro breve vedremo all'opera, se non sono già lì, squadre di soccorso cinesi e, probabilmente, anche turchi, russi e indiani, pronti a dimostrare la propria presenza in Birmania e Thailandia. Noi americani invece non saremo lì».

Usaid sarà anche un'organizzazione protagonista di «molte frodi» e la Charles una «lunatica vicina alla sinistra radicale» come ripete Elon Musk quando sostiene la necessità di smantellare l'agenzia e licenziarne i dipendenti. Ciò non toglie però che il punto di vista della Charles sia corretto. I 72 miliardi di dollari distribuiti ogni anno dall'agenzia federale per i soccorsi umanitari servivano anche a dimostrare la presenza del governo americano in zone geo-politicamente cruciali per le politiche di Washington. O per quelle dei suoi avversari. La Birmania è una di queste zone. Il colpo di stato militare che nel 2021 ne smantellò l'embrione di governo democratico sarebbe stato impossibile senza l'appoggio di una Cina preoccupata di veder il paese scivolare nelle braccia degli Stati Uniti. Nella visione di Xi Jin Ping, il Myanmar è una casella fondamentale di quella Via della Seta disegnata per conquistare il controllo di rotte commerciali e capisaldi strategici in vista di uno scontro diretto con gli Usa.

I venti miliardi di dollari spesi per costruire un porto sulle coste birmane del Golfo del Bengala e collegarlo con una rete di gasdotti e oleodotti alla provincia cinese dello Yunnan rispondeva proprio a quest'esigenza. Grazie a quel porto e a quelle condutture la Cina può contare sui rifornimenti energetici provenienti dal Medioriente anche nel caso gli americani, o i loro alleati dell'Indo Pacifico, blocchino lo stretto di Malacca. Anche per questo il Dragone preoccupato per le debacle della giunta militare non ha esitato, nell'ultimo anno, a tessere rapporti con i più importanti gruppi armati in lotta con i generali golpisti.

E in queste ore sta facendo di tutto per essere fra i primi a piantare la bandiera degli aiuti umanitari. Una squadra medica partita dalla provincia dello Yunnan è stata la prima, ieri, a raggiungere la zona di Yangoon. Washington, invece, fa l'esatto contrario. Venerdì mentre le agenzie battevano la notizia del sisma l'amministrazione Trump comunicava al Congresso di licenziare gli ultimi dipendenti di Usaid e di procedere allo smantellamento dell'agenzia.

Nelle stesse ore Jeremy Lewin, il vice direttore di Usaid incaricato da Elon Musk di dismettere l'agenzia, comunicava ai dipendenti che i loro posti verranno stati cancellati tra luglio e settembre. Una decisione che per Pechino equivale ad un inatteso regalo.

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