Cala la disoccupazione e aumentano gli occupati, anche quelli a contratto a tempo indeterminato. Ma soprattutto calano gli inattivi, cioè quella platea di persone che un lavoro non lo cercano nemmeno. Un dato da tenere in considerazione per non falsare la lettura sui tassi di disoccupazione in calo, dietro cui in questi anni spesso si nascondeva invece un incremento dei rinunciatari al lavoro, una voce da scorporare da quella dei disoccupati. Questa volta invece calano entrambi. Gli ultimi dati Istat restituiscono un'istantanea del mercato del lavoro in netto miglioramento. Il tasso di disoccupazione ad aprile cala al 7,8% con una riduzione di 0,1 punti rispetto a marzo e di 0,4 punti su aprile 2022. Per l'Istituto è il tasso più basso dopo giugno 2009 fatta eccezione per marzo-aprile 2020, in piena pandemia.
Le persone in cerca di lavoro scendono sotto quota due milioni: sono 1 milione 986mila, 14mila in meno di marzo e 72mila in meno di aprile 2022. Nel mese il tasso di occupazione sale al 61% mentre, quello di inattività, appunto, cala al 33,6% (-0,1 punti sul mese, -0,9 sull'anno). Nel complesso gli occupati sono cresciuti di 48mila unità su marzo e di 390mila su aprile 2022. L'occupazione cresce però grazie al dato di quella femminile: su base annua registra il risultato migliore, con 217mila occupate in più a fronte di un aumento di 173mila uomini. Il tasso di occupazione delle donne ad aprile tocca il 52,3%, 1,4 punti in più su aprile 2022, dato superiore al +0,6 punti degli uomini.
L'Istat segnala anche un aumento dell'occupazione dipendente permanente e un calo di quella a termine. I dipendenti a tempo indeterminato sono 74mila in più sul mese e 468mila in più sull'anno, mentre i dipendenti con un contratto a termine sono diminuiti di 30mila unità su marzo e di 149mila sull'anno. Gli indipendenti sono cresciuti di 5mila unità a marzo e di 71mila sull'anno.
Dati positivi che vanno inquadrati in un contesto di crescita economica che segna il +1,9% su base annua, un decimale in più rispetto alle stime dello scorso aprile. Nel primo trimestre dell'anno il Pil ha segnato il +0,6% rispetto al periodo ottobre-dicembre, contro il +0,5% stimato dall'Istat un mese fa e soprattutto contro il +0,1% della zona euro. Aumenta infatti la ricerca di personale da parte delle aziende, legata anche alla forte crescita nel turismo e nei servizi. Le difficoltà nel reperimento delle forze lavoro spingono all'aumento dei contratti stabili.
Una fotografia accompagnata dalla rivendicazione politica degli effetti positivi della stretta al reddito di cittadinanza introdotto dal Movimento cinque stelle per abolire la povertà. Un battaglia di principio per la maggioranza di governo e per la stessa premier, che ha sempre criticato lo strumento di sussidio, sostituito ora con misure rivolte a una platea più ristretta. Il reddito è stato sostituito dall'Assegno di inclusione per nuclei familiari in difficoltà, e da uno Strumento di attivazione destinato agli «occupabili» per rimborsare la frequenza ai corsi di formazione o riqualificazione professionale. I beneficiari del reddito erano già calati l'anno scorso, quando le famiglie sono scese del 4,6% a 1,7 milioni, grazie al ciclo positivo dell'economia. Ma il calo prosegue nei primi mesi del 2023, anche come conseguenza dell'abolizione dello strumento.
Da FdI si sottolinea lo stimolo delle politiche del governo in tema di lavoro, dalla stretta del reddito grillino al taglio del cuneo fiscale. «Dopo il taglio del cuneo fiscale, una fra le più importanti misure sul lavoro degli ultimi decenni, il governo Meloni continuerà con determinazione a dare risposte concrete per far ripartire l'economia nazionale», dice Tommaso Foti, capogruppo alla Camera.
Quadro positivo anche per Confcommercio che rileva perà come permangano alcune ombre sul fronte del lavoro autonomo: «I piccoli segnali positivi registrati negli ultimi mesi non attenuano le difficoltà di questo segmento dell'occupazione, nel confronto con dicembre 2019, si è ridotto di 173mila unità».
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