New York. Per la Russia inizia la guerra di liberazione. Dopo un duro intervento dal podio dell'Assemblea Generale Onu in cui ha attaccato l'Occidente e la sua «russofobia senza precedenti», il ministro degli Esteri di Mosca Serghei Lavrov ha fatto intendere che dall'operazione militare speciale sarà questo il prossimo passaggio in Ucraina dopo i referendum di annessione. «I referendum sono basati su una richiesta del governo locale, le condizioni sono state pubblicate e la Russia rispetterà l'espressione della volontà del popolo di quei territori, che da lungo tempo soffre gli abusi del regime nazista» di Kiev, ha detto il titolare della diplomazia di Mosca. Sono persone che rivendicano la terra «dove i loro antenati hanno vissuto per centinaia di anni». «L'isteria che abbiamo visto è molto eloquente», ha sottolineato con i giornalisti sulle reazioni di Usa ed europei sui referendum.
Dall'Occidente - e non solo - è intanto arrivata una condanna unanime sui referendum «farsa», e il presidente americano Joe Biden ha assicurato che Stati Uniti e alleati imporranno nuove sanzioni economiche «rapide e severe alla Russia» in caso di annessioni. «I referendum russi sono una farsa, un falso pretesto per tentare di annettere con la forza parti dell'Ucraina», ha ribadito. Mentre in precedenza, in una dichiarazione congiunta, i membri del G7 avevano invitato «tutti i Paesi a respingere inequivocabilmente questi referendum fittizi che non hanno né effetti né legittimità». Dal podio dell'Onu, Lavrov ha parlato di russofobia «grottesca» dell'Occidente: «invece del dialogo dobbiamo affrontare la loro disinformazione e le bugie che minano la fiducia nelle leggi internazionali e nelle istituzioni internazionali».
L'Assemblea Generale è stato un ennesimo banco di prova anche per i due maggiori Paesi non ostili a Mosca, Cina e India. I leader cinesi e indiani erano già stati critici con Vladimir Putin nel vertice di alto livello in Uzbekistan, ma dopo il suo annuncio della mobilitazione parziale il divario sembra essersi ulteriormente allargato e al Palazzo di Vetro i ministri degli Esteri hanno preso le distanze dal Cremlino. In maniera più decisa in Consiglio di Sicurezza, parlando di gravi preoccupazioni per l'impatto della guerra in Ucraina sulla carenza globale di cibo ed energia, oltre che di minacce ai concetti di sovranità e integrità territoriale sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, e più sfumata durante il dibattito generale. Il titolare della diplomazia del Dragone Wang Yi è stato ben attento a non condannare né il conflitto né i referendum russi, ma ha «chiesto alle parti in guerra di evitare che il conflitto si allarghi e un effetto contagio». «La priorità urgente sono i negoziati pace e affrontare le legittime preoccupazioni sulla sicurezza di tutte le parti», ha proseguito. Anche se parlando della questione Taiwan è tornato a citare (come ha fatto per l'Ucraina in Consiglio di Sicurezza) «i principi di sovranità e integrità territoriale» sanciti dalla Carta Onu, sottolineando che «ogni interferenza sarà affrontata con fermezza». L'omologo indiano Subrahmanyam Jaishankarr, da parte sua, ha affermato che «la traiettoria del conflitto in Ucraina è motivo di profonda preoccupazione per la comunità internazionale».
Intanto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ribadito che la propaganda della Russia sta perdendo la sua influenza, «anche in quelle parti del mondo dove l'Ucraina non si è ancora assicurata una posizione forte
nell'informazione, come quelli in America latina, Africa e sud dell'Asia». E pure all'Onu, ha aggiunto, Mosca ha presentato «scuse inverosimili, lamentele e una continua propaganda menzognera, delle quali il mondo si è stancato da tempo».
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