Leali derubato: «Siamo tutti in pericolo»

Il cantante denuncia sul web: «Almeno gli americani possono sparare e difendersi...»

Andrea Acquarone

Anche i vip si arrabbiano. Almeno nelle avversità di certi momenti eccoli tornare tra la gente normale, a vivere il comune sentire del malessere quotidiano, di chi quando va in questura o dai carabinieri vede archiviare una denuncia quasi fosse un foglio bianco. Non una storia di violenza subita, di dolore, spesso di lacerazione. Qualcosa a cui rimediare, che richiede giustizia. Solo una pratica. Appena nove mesi fa, Francesco Facchinetti, per qualche giorno è apparso trasfigurato. Non era più lo scanzonato «dj Francesco» quando è apparso su Facebook «minacciando» ladri e delinquenti, invocando la legittima difesa. Era solo e semplicemente un figlio e un padre, preoccupato per un tentativo di furto in casa subito dal padre Roby nella sua casa di Bergamo. «Se lo Stato non mi difende lo farò da solo. Sto andando a comprarmi un arsenale, se qualcuno entra in casa mia con i miei figli non esce vivo!» Potrebbe somigliare al titolo di un disco. Oggi inceppato. Lo si canta ai ladri, a chi ti entra in casa impunito e impunibile, a chi violenta, esattamente come un abuso sessuale, la privacy più privata.

Adesso è successo, ultimo di una lunga lista, a Fausto Leali: il suo appartamento a Lesmo, in Brianza, è stato svuotato da una banda di ladri. Il cantante ha pubblicato sulla sua pagina Facebook le foto dell'abitazione messa a soqquadro, ribaltata dai «topi» accompagnate da uno sfogo amaro. «Torni a casa e ti accorgi di questo: quattro uomini slavi che ti distruggono una casa, la tua dimora dove dovresti sentirti protetto e ti sottraggono tutto quello che hai costruito negli anni, compresi tutti i miei premi e dischi d'oro vinti durante i miei anni di carriera».

«Ti portano via tutto, che tristezza, qui non c'entra essere famosi o no, qui siamo tutti in pericolo», incalza sul web Leali, che così ha (ri)aperto la stura non solo ai sui fan. Ma anche al dibattito politico, puntando su questo sinistrorso Stato da cui il popolo si sente abbandonato. «Gli americani sono più avanti di noi, possono sparare. Invece in Italia rischi di finire sotto processo».

Né lui né la moglie Germana Schena si trovavano lì in quel momento. E questa probabilmente è stata una fortuna.

Sempre nel marzo di quest'anno, dove chi reagisce ai malviventi si ritrova sotto processo era successo anche al «molleggiato», al secolo Adriano Celentano. Galbiate, provincia di Lecco, Alta Brianza. Qui danneggiamenti, intrusioni nella sua villa.

Tutto ripreso da telecamere di sorveglianza. Ma finora le indagini - almeno per quanto si sappia- non hanno portato a nulla.

Ps: ricordarsi che per difendersi dai ladri bisogna aspettare che faccia buio. C'è un'ora «legale» per poter sparare.

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