La prima legge giallorossa: l'eutanasia diventa legale

Ddl firmato da Pd, M5s, Leu e Iv: il paziente cosciente e incurabile può chiedere «una morte dignitosa»

La prima legge giallorossa: l'eutanasia diventa legale

Un malato terminale, nel pieno delle sue facoltà, può chiedere al medico di essere aiutato a morire. E, fatta salva la possibilità di obiezione di coscienza, garantita al personale sanitario, il medico non obiettore è tenuto a rispettare la sua volontà.

Non poteva essere più divisivo il debutto del primo disegno di legge della maggioranza giallorossa, firmato da M5s, Pd, Italia viva e Leu. Riguarda infatti fine vita e implicitamente l'eutanasia il ddl depositato al Senato a firma di tutti i partiti di governo e che certamente non mancherà di riaprire polemiche. Il testo arriva dopo il pronunciamento della Consulta delle scorse settimane, e in qualche modo cerca di ricalcarne lo spirito, anche se la discussione sul fine vita è ferma nelle Commissioni in attesa delle motivazioni del pronunciamento sul caso di dj Fabo.

Ecco cosa prevede il ddl. «Nel caso di paziente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e affetto da patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, è consentita - si legge nel testo - su richiesta del paziente la somministrazione di farmaci idonei a provocarne rapidamente e senza dolore la morte». La somministrazione può avvenire «anche presso il domicilio del paziente, unicamente nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, da parte di personale medico e sanitario che non abbia formulato al riguardo obiezione di coscienza». L'aiuto medico a morire riguarda «anche quei pazienti che, sebbene non tenuti in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale (come ad esempio la ventilazione artificiale), siano comunque affetti da patologie gravi e irreversibili, fonte di sofferenze fisiche o psichiche intollerabili».

Non una morte facile, sostengono i firmatari, che puntano anche a riformulare gli articoli del codice penale possibilmente collegati. Solo un riconoscimento del rispetto della dignità personale. Infatti parte del testo è dedicata alle cure palliative. «È sempre garantita - si legge - un'appropriata terapia del dolore, con il coinvolgimento del medico di medicina generale e l'erogazione delle cure palliative». Non solo. «Il paziente che intenda formulare la richiesta di aiuto medico a morire deve essere adeguatamente informato della possibilità di ricorrere a tali presidi».

Il ddl porta come prima firma quella della «mamma» della legge sulle Unioni civili, la dem Monica Cirinnà. Hanno firmato il ddl anche i senatori Pd Tommaso Cerno e Roberto Rampi, il pentastellato Matteo Mantero, l'ex 5s Paola Nugnes, Riccardo Nencini per Italia viva e Loredana De Petris per Leu.

Lo spirito del ddl, che si ispira al pronunciamento della Consulta, è spiegato in premessa: «Il legislatore - si legge - non è chiamato a dare la morte, né a rinunciare

all'obbligo di prendersi cura di ogni persona malata. Piuttosto è chiamato a confrontarsi, con umiltà, con le forme che può assumere - nella concretezza delle situazioni di vita - la dignità personale, riconoscendola con rispetto».

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