Leggings di pizzo sotto i bermuda Da Gucci sfila l'estro

Eccentrico tra le righe il maschio Fendi E Trussardi s'ispira a Ligabue e Van Gogh

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C'è una tale deriva nel mondo della moda che i polizieschi canoni estetici dei greci a volte sconfinano nel grottesco: non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che fa discutere e piace. In quest'ottica la collezione Gucci della primavera/estate 2017 in passerella ieri a Milano Moda Uomo è perfetta anche se nei panni della mamma di un ragazzo vestito così ci si potrebbe attaccare al Fernet. Come minimo per dimenticare che sulle maglie (una più bella dell'altra a dire il vero), sul blouson di raso ricamato (lussuosissima versione del Varsity da college americano) oltre che sui calzoncini da boxeur indossati sopra ai leggings di pizzo, compare spesso la scritta «Amato». A volte è in inglese, «Loved». In qualche caso è in greco, «agapitos». Ma quei ragazzi magri, pallidi e con l'aria di essersi appena alzati di malavoglia, sembrano tutto fuorché amati tanto che spesso si portano addosso qualcosa d'infantile, versione vestimentale della coperta di Linus. Tra questi c'è il colletto a bavaglino, la tutina da spiaggia che sembra tricottata dalla nonna e quella a piccoli fiori gialli con il cappello da marinaretto. «Ho iniziato questa collezione pensando di andar per mare, una sorta di viaggio immaginario nei bauli dei bucanieri. Mi sento come un piccolo archeologo che nella sabbia trova delle cose più o meno preziose ma comunque evocative» racconta il direttore creativo Alessandro Michele. Per sua stessa ammissione sulla passerella maschile di Gucci in velluto verde mela si vedono: «Uomini che sembrano strani samurai passati per l'Occidente, ammiragli in pensione, madama Butterfly appena scesa dal Cho Cho San, i mostri del mare ricamati insieme ai fiori e alle iniziali: estetiche che non dialogano perfettamente tra loro». Infatti quando verso il finale compare un ragazzo con un semplice soprabito color ottanio e dei normali sandali a listini come la scarpa che da secoli portano gli Euzoni, vien quasi da gridare al miracolo anche se poi lo sai benissimo che non è stato questo a far crescere il fatturato dell'11,5 per cento fino all'astronomica cifra di 3.898 milioni di euro. L'eccentricità è la chiave di lettura giusta anche per l'uomo Fendi dove però si parla soprattutto di quelle grandi personalità che hanno un modo di essere unico e speciale anche nei momenti di puro relax, magari intorno a una piscina. «Un uomo che sa leggere tra le righe» dice scherzando ma non troppo Silvia Venturini Fendi davanti al cosiddetto «moodboard», ovvero le fonti d'ispirazione che stavolta hanno nomi e cognomi come Pablo Picasso, Salvador Dalì, Edgar Hopper, Albert Einstein e Truman Capote. Da qui a una sublime riedizione del classico motivo rigato della maison che per la cronaca si chiama Pequin, il passo è breve ma sostanziale perché oltre ai raffinatissimi borsoni in canvas rigato con un effetto di pittura a mano, ci sono oggetti di rara bellezza come il giubbotto a righe di pelle intarsiate fino a creare una nuova texture. Da Etro sfilano amici, parenti e vicini di casa: la solita storia dei modelli a chilometro zero fatta però con grande garbo. Nei panni della top model Cagnita, la meticcia del p.r. Stefano Pitigliani elegantemente vestito di blu con gli inconfondibili motivi «Ikat» della tradizione giapponese. Il leitmotiv di collezione è tutto qui, nell'idea di annodare le nuvole (traduzione letterale della parola ikat) con il mare (protagonista di un emozionante cortometraggio) che fa da sfondo allo show.

Da Trussardi è invece la loggia nel quadriportico di Brera a dare il senso di una collezione ispirata da tratti febbrili di Ligabue e Van Gogh. Anche qui l'uomo è più personaggio che persona ma con quell'idea di lusso e concretezza che è la miglior cifra stilistica del brand.

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