«La storia siamo noi», cantava Francesco De Gregori. Ma con noi, egli non intendeva i pm, che invece paiono recepire la storia come cosa loro, depositari della sua corretta interpretazione. Non paghi di possedere un potere reale che nessun altro, neanche un ministro, detiene, ora molti magistrati vogliono anche imporci una lettura della storia d'Italia. «Ora» è eufemistico: è dai tempi del processo Andreotti che una parte della magistratura, diciamo quella auto proclamatesi militante, va alla ricerca di teoremi volti a mostrare il «vero volto» della storia d'Italia, facendo emergere i «poteri oscuri» che l'hanno guidata, in un guazzabuglio in cui mafia, servizi segreti «deviati», terrorismo rosso e nero, intervento di paesi stranieri (guarda caso però sempre quelli statunitensi) permetterebbe di spiegare tutto, da Portella delle Ginestre a Piazza Fontana, dal cosiddetto golpe Borghese all'omicidio Moro, dalla strage di Bologna a quella di Capaci. Secondo una visione gnostica della storia, per cui i portatori del Maligno avrebbero tenuta nascosta la «verità» per decenni e toccasse agli Illuminati e ai Puri disvelarla. Di recente, questa ortodossia della corretta interpretazione storica a colpi neanche di sentenze, ma di ipotesi accusatorie fondate su elementi indiziari, su testimonianze dei pentiti e soprattutto sulle intercettazioni, è tornata alla ribalta e non poteva che avere come oggetto Berlusconi. La tesi è semplice e non nuova: Berlusconi sarebbe diventato un imprenditorie di successo grazie ai finanziamenti della mafia che lo avrebbe costretto, nel 1993, a fondare Forza Italia. È questo il paradigma interpretativo all'opera, buona ultima la procura di Firenze, con il Pm Luca Turco (la bestia nera di Renzi, e viceversa), almeno secondo la simpatetica invettiva dell'ex direttore dell' «Espresso», Lirio Abbate, su Repubblica di due giorni fa. Perché l'ortodossia storiografica delle procure non può fare a meno della stampa amica che ne anticipi e ne amplifichi le gesta. Ora lungi da noi entrare nel merito.
Ma ci chiediamo: davvero le persone di buon senso pensano si possa spiegare il successo imprenditoriale prima, poi quello politico, di Berlusconi, in questo modo? Davvero qualcuno crede che milioni di persone abbiano votato per decenni un partito, chiamato Forza Italia, secondo lo gnosticismo giudiziario di alcuni pm e di alcuni giornalisti, una semplice appendice organizzata di Cosa nostra? Questa, più che una interpretazione gnostica (forse siamo stati troppo generosi) è complottismo da B movie, un fumettismo politico non molto diverso da quello che, il secolo scorso, spiegava il comunismo come frutto della «congiura bolscevica mondiale».
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