Si toglie qualche sassolino dalle scarpe Enrico Letta. E dalle sue parole emerge un astio mai sopito tra lui e il presidente del Consiglio. Intervenuto al programma radio Mix24, da Giovanni Minoli, Letta si sofferma in modo critico sul modo con cui il premier parla al Paese:"Renzi racconta un Paese che non c’è? È una fase in cui la percezione delle cose vale più del reale, aiuta a star meglio? Io cerco di dare un contributo perché non sia un tempo in cui la percezione conta più della realtà". E subito dopo piazza l'affondo: quella narrazione "non aiuta a stare meglio: è metadone".
Si sente già con un piede fuori da parlamento (pochi giorni fa ha annunciato che si dimetterà). Forse anche per questo non si sbilancia troppo sulla legge elettorale: "Voterò l’Italicum oppure no? Bisogna vedere come sarà l’Italicum. Lo vedremo. Finora, ha aggiunto, c’è stata solo una legge elettorale approvata a maggioranza stretta in Italia: il Porcellum ed è stato un disastro. Le altre, il Mattarellum e quelle della Prima Repubblica - ha concluso - sono state approvate a maggioranze larghe perché, come ha detto Renzi stesso, le regole del gioco si fanno tutte insieme". Quindi "c’è bisogno di una maggioranza larga". La critica nei confronti del leader Pd, anche in questo caso, è evidente.
Timida autocritica sulla sua esperienza a Palazzo Chigi. "Come presidente non eletto - ammette l'ex premier - mi sono sentito a disagio. Il mio governo è nato perché non c’erano alternative alle larghe intese in cui bisognava trovare una persona che riuscisse a tenere insieme tutti, se no la legislatura non partiva. Bisogna ricordarsi le condizioni".
Bacchettate anche sulla riforma del lavoro. "Il Jobs Act è stato un passo avanti però non sufficiente, c’è bisogno sul lavoro di fare molte altre cose perché oggi il vero problema è la disoccupazione e c’è bisogno di tutelare i lavoratori che hanno perso il lavoro. Le tutele crescenti non ci sono ancora a sufficienza. Bisogna aggiungere tutele".
Letta si sofferma anche sui due marò.
"Proprio perché sono quattro ministri degli esteri e quattro importanti, autorevoli personalità, è la dimostrazione del fatto che l’Italia ci ha tentato in tutti i modi con formule diverse, però il tema di fondo è che questa vicenda si è infilata in una situazione indiana, indiana, attenzione, in cui abbiamo capito cosa vuole dire l’India. Se fossero stati gli americani andavano a riprenderseli. Ma noi non siamo gli americani", osserva con amarezza l’ex presidente del Consiglio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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