Letta tratta a oltranza. Ma ora spunta il piano B

Probabilmente Letta si è già pentito di aver provato un campo largo per tentare di scalfire il dominio del centrodestra e ora pensa a una via di uscita. Ma nonostante tutto prova ancora a trattare

Letta tratta a oltranza. Ma ora spunta il piano B

Enrico Letta non sa più che mosse fare per tentare di recuperare qualche punto percentuale in più in vista delle elezioni del 25 settembre. Sperava che "fidanzandosi" con Carlo Calenda avrebbe ottenuto qualche risultato, ma l'unico effetto è aver incrementato la spaccatura all'interno del campo rosso che, già prima, non godeva di buona salute. Il leader di Azione sembra essere arrivato per dettare legge all'interno del gruppetto che, fino a prima del suo ingresso, zoppicava ma almeno stava in piedi. Gli aut-aut post da Carlo Calenda, che un giorno sì e l'altro pure attacca quelli che dovrebbero essere i suoi alleati, preoccupano in maniera vistosa Enrico Letta, che forse si pente di quel patto stretto con il "Chuchill" dei Parioli.

Gli equilibri che regolano l'ammucchiata organizzata dal leader del Partito democratico sono molto fragili. La campagna elettorale della sinistra si può dire che non è ancora iniziata e il 25 settembre, nel frattempo, si avvicina a grandi passi. Chiamare coalizione l'ammucchiata di sinistra appare un'esagerazione, con Carlo Calenda che quotidianamente (e pubblicamente) piccona quelli che dovrebbero correre insieme a lui per superare la (vera) coalizione di centrodestra. "Enrico si può andare avanti così", tuona Calenda mostrando un video in cui Nicola Fratoianni di Sinistra italiana dice di no all'agenda Draghi che, quando capiranno cosa sia, dovrebbe essere la stella polare del Pd e dei suoi alleati. Ovviamente, per Letta è più facile parlare dell'ipotetica agenda Draghi piuttosto che presentare un programma tutto suo, visti gli elementi con i quali deve confrontarsi ogni giorno.

Il segretario dem sembra essere al limite della sua pazienza, tanto che ora c'è chi mormora che Letta potrebbe anche far saltare il progetto di coalizione per andare allo scontro solo insieme ai progressisti e ai democratici. Dal centro e da sinistra, Enrico Letta viene costantemente tirato per la giacchetta. Per questo motivo, ora, il segretario del Pd ragiona sull'ipotesi di concentrarsi sul voto utile, puntando al 30% in solitaria piuttosto che a un risultato simile ma con un gruppo impresentabile e sgangherato. Certo, non basterebbe a superare la coalizione di centrodestra ma il Pd entrerebbe al governo da primo partito se i piani di Letta dovessero funzionare: nella mente di Letta, sarebbe una sconfitta più dignitosa.

Il gioco del cerino dalla parte opposta al centrodestra è cominciato e lo scaricabarile per la responsabilità della rottura è solo all'inizio e ogni partito tenta di scrollarsi di dosso l'etichetta in caso questo accada.

Nonostante questo, Letta tenta ancora di salvare il salvabile e continua a trattare per non cadere in quella che, secondo lui, sarebbe una sconfitta a tavolino contro il centrodestra. Intanto, tra queste manovre, mancano solo 50 giorni alle elezioni.

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