Enrico Letta e Giuseppe Conte aprono il cantiere del nuovo Ulivo. Ieri c'è stato il primo incontro tra i due ex premier, oggi rispettivamente leader di Pd e M5S: un colloquio durato circa un'ora nella sede dell'Arel, l'Agenzia di ricerche e legislazione. Un faccia a faccia utile a capire la praticabilità di una strada comune. Per ora, Pd e Cinque stelle restano «interlocutori privilegiati». Nessun passo verso un'alleanza politica. A fare il guastafeste in casa Pd ci pensa anche il renziano Andrea Marcucci, che si dimette da capogruppo dei senatori ma indica il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Simona Malpezzi, un'altra renziana, per la guida del gruppo a Palazzo Madama. C'è però un'altra spina nel fianco di Letta e Conte: la grana Roma. In Campidoglio Fdi e Pd lavorano alla mozione di sfiducia contro il sindaco Virginia Raggi. E Zingaretti martedì sera in tv rivendicava di essere stato «il primo a dire che considerava la ricandidatura di Virginia Raggi una minaccia per Roma», scatenando la reazione dei 5s e dello stesso sindaco: «Minaccia da clan, parole come pietre». Proprio nel giorno in cui si consolida sul piano nazionale l'asse tra Pd e M5s, nella Capitale i dem provano a defenestrare un sindaco grillino.
Con il colloquio tra Conte e Letta, il Pd vira verso i Cinque stelle. E chiude la porta a Italia Viva. Ed infatti Matteo Renzi commenta con freddezza il vertice tra Conte e Letta: «All'incontro io non c'ero, ero ad ascoltare il presidente del Consiglio che come vi siete accorti si chiama Draghi e non Conte». Un'ora di faccia a faccia per ribadire l'inizio di una nuova avventura. «Un confronto molto proficuo, molto utile, abbiamo parlato del piano vaccinale della necessità di sostenere famiglie imprese e lavoratori. Si apre un cantiere dobbiamo lavorare per creare la giusta sinergia e nel nuovo M5S il Pd sarà sicuramente un interlocutore privilegiato» commenta Conte.
«Con Conte abbiamo cominciato a parlare di futuro abbiamo parlato di tante cose: di Europa, di vaccini e di risposte alla pandemia. Un primo faccia a faccia, molto positivo, tra due ex che si sono entrambi buttati, quasi in contemporanea, in una nuova affascinante avventura» rilancia dai profili sui social Letta.
«Si è consolidato un rapporto di rispetto reciproco», sottolineato fonti del Nazareno, confermando che Letta e Conte hanno prima di tutto parlato, «da ex premier», di temi come la pandemia, i vaccini, il sostegno al governo Draghi in questa fase e degli «snodi fondamentali» in chiave europea.
Il primo test saranno le elezioni amministrative: Conte e Letta hanno «iniziato ad affrontare i singoli dossier» senza però entrare nello specifico delle città, come Roma.
Letta, spiegano le fonti del Nazareno, considera questo snodo «un test molto importante per la costruzione di un rapporto per le prossime elezioni politiche in chiave di coalizione». Insomma, «è stato aperto un cantiere prioritario da rendere sistematico e costruttivo». Letta e Conte, spiegano sempre le stesse fonti, hanno affrontato anche il tema riforme per «riflettere insieme» sugli «aggiustamenti» del sistema. Mentre la legge elettorale «resta sullo sfondo». Infine, non si è parlato della questione di un eventuale approdo del M5s nel gruppo del Pse.
Sempre ieri Letta ha riunito per la prima volta la segreteria politica. E ha continuato il suo giro di incontri con la visita al presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. Ma il nodo da sciogliere resta l'elezione dei due capigruppo. Alla Camera la strada sembra in discesa. Al Senato, la mossa di Marcucci, dimissioni e indicazione di Malpezzi, spiazza il numero uno dei dem.
Malpezzi raccoglie l'invito e auspica unanimità. Base Riformista, la corrente degli ex renziani, resta sul piede di guerra. La donna alla guida del gruppo c'è. Un dettaglio: è ultrarenziana come Marcucci. Prendere o lasciare?
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