Nicolas Sarkozy sta diventando un habitué della aule di giustizia. A dicembre scorso la Corte di Cassazione di Parigi ha respinto il suo ricorso rendendo definitiva la condanna a tre anni di carcere per corruzione di magistrato e traffico di influenze, uno dei quali senza condizionale da scontare con il braccialetto elettronico. Ieri il primo ex presidente della Repubblica francese condannato in via definitiva è tornato in tribunale per una differente causa, quella relativa al presunto finanziamento illegale della sua campagna elettorale del 2007 con fondi proveniente dalla Libia dell'allora leader colonnello Muammar Gheddafi.
Il processo si svolge nel tribunale di Parigi e ha una durata prevista di quattro mesi: dovrebbe concludersi il 10 aprile. L'ex presidente, 69 anni, è stato presente all'apertura del processo facendo sapere tramite il suo entourage di essere «determinato» a dimostrare la sua innocenza.
L'accusa è quella di aver stipulato un «patto di corruzione» con Gheddafi, con l'aiuto dei suoi strettissimi collaboratori Brice Hortefeux e Claude Guéant, affinché il colonnello libico sostenesse finanziariamente la sua corsa all'Eliseo, poi vinta: e guarda caso Hortefeux fu premiato con la poltrona di ministro dell'Immigrazione e Guéant come segretario generale della presidenza della Repubblica.
Per Sarkozy si tratta del quinto processo in cinque anni.
Dopo la condanna del 18 dicembre scorso nel caso della corruzione di giudici, l'ex presidente è ancora in attesa delle procedure che disporranno per lui la procedura del braccialetto elettronico. Ha quindi potuto trascorrere liberamente le vacanze di fine anno alle Seychelles con la moglie Carla Bruni e la figlia. Nel processo l'ex capo dello stato rischia 10 anni di carcere e 375mila euro di ammenda.
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