Fdi primo partito, boom nel Nord-Est. La Meloni ai suoi: "Niente cortei"

Vittoria storica malgrado gli allarmi della sinistra, doppiata la Lega anche in Veneto. L'appello della leader ad evitare feste in un momento di crisi

Fdi primo partito, boom nel Nord-Est. La Meloni ai suoi: "Niente cortei"

Come mi vedo la mattina del 26 settembre? «Come ogni giorno, ad accompagnare Ginevra a scuola, mano nella mano». La promessa firmata da Giorgia Meloni nella sua ultima intervista pre-voto rilasciata a Notizie.com questa mattina verrà sicuramente rispettata. Ma la presidente di Fratelli d'Italia adempirà al piacere della quotidiana routine familiare con la consapevolezza di essere entrata nella storia.

È lei, indiscutibilmente, la nuova protagonista, la grande vincitrice di questa tornata elettorale. Gli italiani hanno, infatti, concesso al suo partito un risultato superiore al 25%, una percentuale che regala al partito di cui è fondatrice 21-22 punti in più rispetto al 4,3% del marzo 2018. Con un dato simbolico e significativo: quel 32% che in Veneto, in base alle prime proiezioni regionali, porta Fratelli d'Italia a doppiare la Lega ferma attorno al 14%. Risultati che di fatto designano la prima donna italiana presidente del Consiglio e il primo premier proveniente dalla storia della destra italiana.

Un risultato che definire inatteso sarebbe eccessivo, ma che doveva comunque fare i conti con la trasposizione dal virtuale al reale dell'«effetto Giorgia» e con il possibile contraccolpo della campagna «terroristica» messa in campo dal centrosinistra, tra demonizzazione internazionale e spettri fascisti. Nel quartier generale elettorale di Fratelli d'Italia presso l'Hotel Parco dei Principi a Roma la prudenza resta granitica fino a notte fonda, come richiesto direttamente dalla leader del partito che si è raccomandata di evitare fughe in avanti, ha chiesto di attendere una linea ufficiale per prendere posizione e, in caso di successo, evitare feste di piazza e caroselli, alla luce della situazione economica, sociale e internazionale.

Il primo exit-poll viene accolto da un timido applauso. La scaramanzia, d'altra parte, è stata una dei leit-motiv della campagna elettorale, visto che Giorgia Meloni - che ha votato poco prima delle 23 per evitare di ostacolare le operazioni di voto - si è trincerata negli ultimi 60 giorni dietro ogni formula verbale improntata alla prudenza. Solo Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera si concede una minima accelerazione in avanti: «Con questi numeri possiamo governare», mentre le proiezioni che scorrono nella notte fanno scattare qualche preoccupazione per la brusca frenata della Lega. Attorno all'una e mezza Francesco Lollobrigida spiega che «Fratelli d'Italia è pronta a fare bene al governo come ha fatto all'opposizione. Governeremo compatti con i nostri alleati. I numeri garantiscono la nascita di un buon esecutivo».

Di certo da oggi Giorgia Meloni - che stravince nel suo seggio di Roma, nel quartiere di Mostacciano - dovrà affrontare la responsabilità di presentare all'Italia e all'opinione pubblica internazionale una moderna destra di governo europea e occidentale. Non circolano particolari timori rispetto al processo di costruzione del nuovo esecutivo e neppure rispetto alla lealtà degli alleati, nonostante i nuovi equilibri della coalizione. Ma la presidente di Fdi è più che mai decisa a collocare in maniera chiara il centrodestra nella Ue e nella Nato, sia pure in una forma più «dialettica».

E non nasconde la volontà di tenere i conti pubblici in ordine, senza imporre particolari strappi già nella Finanziaria di novembre. Una responsabilità di governo - che, come ha avuto occasione di dire, «mi fa tremare i polsi» - ma anche una enorme sfida che lei, insieme alla sua comunità politica, è pronta a giocarsi fino in fondo.

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