Per la seconda volta in tredici anni, la Corte costituzionale tedesca ha detto no alla messa al bando del Partito nazionaldemocratico della Germania (Npd), formazione di estrema destra, nostalgica del Terzo Reich. La richiesta respinta da Karlsruhe era stata avanzata dal Bundesrat, la Camera alta del Parlamento tedesco. La sentenza va nel senso del pragmatismo. I sedici togati hanno riconosciuto che l'Npd è un partito con obiettivi incompatibili con la Legge fondamentale tedesca. «L'Npd intende sostituire l'attuale sistema costituzionale con uno stato autoritario che aderisca all'idea di una comunità del popolo etnicamente definita», hanno riconosciuto i giudici in modo unanime, osservando il concetto di nazione dell'Npd «è offensivo della dignità umana». E tuttavia, ha dichiarato il presidente della corte Andreas Vosskuhle, «al momento non esistono prove tangibili per cui le azioni possano avere successo». Al contrario «è del tutto impossibile» che il partito raggiunga i suoi obiettivi con metodi democratici. La sentenza ricalca le ultime vicende elettorali del partito neonazista. Lo scorso settembre i tedeschi hanno votato in Meclemburgo-Pomerania, un Land periferico affacciato sul Mar Baltico, ma soprattutto una delle regioni meno sviluppate della Germania. Qua l'Npd era forte del 6% dei voti, abbastanza per ottenere cinque deputati sui 71 del Parlamento di Schwerin. Lo scorso autunno tuttavia l'Npd ha perso per strada metà dei suoi consensi, confluiti sulle facce più presentabili dei dirigenti di Alternative für Deutschland (AfD), il partito nato antieuro e convertitosi nel 2015 su posizioni contrarie all'immigrazione e ai rifugiati accolti da Angela Merkel. In Meclemburgo, AfD ha provocato uno sconquasso: partita dal nulla, la formazione ha raccolto il 20% dei voti, facendo scivolare la Cdu della cancelliera al terzo posto e lasciando i neonazisti fuori dalla porta del Landtag. Una cosa, però, è certificare che l'Npd è in calo il partito è privo di rappresentanti regionali ma gli resta un eurodeputato e un'altra è metterlo al bando. Per Stephan Harbarth, numero due della Cdu al Bundestag, la sentenza conferma la posizione del governo che aveva rifiutato di unirsi alla procedura del Bundesrat avendo osservato la bassa pericolosità dell'Npd, le cui attività «non vanno comunque banalizzate». Karlsruhe lascia invece l'amaro in bocca a chi sperava di non vedere più camicie brune in giro per la Germania. Per il Consiglio centrale degli ebrei tedeschi «si è trattato di un'occasione persa per adottare misure efficaci contro un partito che disprezza il genere umano, per dare un segnale di incoraggiamento alle minoranze e per rafforzare la democrazia tedesca. Visto il successo dei populisti, viene da chiedersi fino a che punto si debba arrivare perché un partito sia messo fuori legge». La risposta è nella storia recente del paese. Già nel 2003 la Corte costituzionale aveva interrotto la procedura per la messa al bando dell'Npd, attivata sempre dal Bundesrat, rilevando che alcuni dei suoi dirigenti erano informatori dei servizi federali di intelligence. Più in generale, dalla sua fondazione nel 1949, la Repubblica federale ha sciolto d'imperio solo due formazioni politiche. Il Partito socialista del Reich fu dissolto dalla Corte nel 1952 perché considerato aperta emanazione dell'appena tramontato regime nazista. Nel 1956 sarà il turno del Partito comunista di Germania, messo al bando per il suo ricorso alla lotta politica marxista-leninista, poco apprezzata in un paese tagliato in due dalla cortina di ferro.
Con la loro ultima sentenza, le sedici toghe non hanno comunque escluso che gli altri organi costituzionali possano strozzare l'Npd in senso finanziario: la decisione di tagliare le sovvenzioni pubbliche spetta però al Bundestag e non alla Corte, ha dichiarato il suo presidente, secondo cui la Repubblica federale «può continuare a difendersi con efficacia contro i suoi nemici costituzionali».
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