Dopo sette mesi di detenzione, è stato rilasciato da Israele Mohammad Abu Salmiya, direttore dell'ospedale Al-Shifa di Gaza. Assieme a lui sono stati liberati altri 55 prigionieri palestinesi catturati dall'Idf dopo il 7 ottobre durante la guerra nella Striscia. Tutti sono stati riportati a Gaza. Abu Salmiya è stato arrestato a novembre con l'accusa di aver consentito ad Hamas di utilizzare l'ospedale di Gaza City come centro operativo. Il direttore di Al-Shifa è stato subito molto duro e ha incolpato le autorità di Tel Aviv di maltrattare i carcerati palestinesi: «Sono sottoposti a umiliazioni fisiche e psicologiche quotidiane» ha puntualizzato. Ha poi raccontato che «medici e infermieri picchiano e torturano. Ogni prigioniero ha perso circa 30 chili» e ha aggiunto: «Non abbiamo incontrato avvocati, né alcuna istituzione internazionale ci ha fatto visita».
Il gesto unilaterale ha creato tensioni all'interno dello Stato ebraico. Il leader dell'opposizione Yair Lapid ha attaccato la decisione: «Quanto accaduto mette a rischio la sicurezza dei cittadini israeliani». L'ufficio del ministro della Difesa Yoav Gallant ha dichiarato di non essere stato avvertito in anticipo. Ed è scoppiato il caos. Secondo gli screenshot del gruppo WhatsApp dei ministri ottenuti da Haaretz, il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha scritto che «è ora di rimandare a casa il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, perché fa quello che vuole e Gallant lo sostiene. Entrambi non tengono conto del governo». Dopo che i video di Abu Salmiya accolto al suo ritorno a Gaza sono stati pubblicati sui social media, Ben Gvir ha scritto su X che la decisione di liberare il direttore dell'ospedale «insieme a dozzine di terroristi» era un atto di «incoscienza in termini di sicurezza».
Nel mezzo della bufera politica ministri e alti funzionari della sicurezza si sono scambiati accuse a vicenda. Sia Gallant sia Benjamin Netanyahu si sono affrettati a prendere le distanze da quanto avvenuto. Il direttore di Shifa «non è un medico, è il dottor Mengele», ha invece rincarato la dose il falco Avigdor Liberman. Mentre lo Shin Bet ha detto di essere stato «forzato» nella decisione per «la mancanza di spazio» nelle carceri e per la scelta di chiudere gradualmente l'uso del centro di detenzione di Sde Teiman. Al tempo stesso ha ricordato di aver avvisato da molto tempo «in ogni consesso sulla necessità di aumentare il numero delle celle». Tuttavia, «queste richieste, inoltrate a tutte le parti interessate, primo fra tutti Ben Gvir, sono rimaste inevase» ed «è stato deciso di rilasciare detenuti che non rappresentavano una minaccia significativa». «Senza una soluzione immediata - ha concluso - gli arresti continueranno a essere cancellati e i prigionieri a essere liberati».
Netanyahu ha ordinato un'indagine sul caso. Il ministro delle Comunicazioni Shlomo Karhi ha tuonato: «La scarcerazione dei terroristi per mancanza di spazio non è altro che una stupida scusa».
Benny Gantz ha fatto invece notare che «un governo che libera coloro che hanno dato rifugio agli assassini del 7 ottobre ha commesso un errore operativo, morale ed etico e quindi non è idoneo a condurre la nostra guerra esistenziale e deve tornare a casa».
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