Al Senato si parla del caos in Libia. A sorpresa Giorgio Napolitano si scopre "interventista". Dopo l'informativa sulla Libia del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, prende la parola Giorgio Napolitano: "Dare l'illusione che non ci sia nel futuro del nostro Paese la possibilità di interventi militari in un mondo in ebollizione - osserva il senatore a vita - sarebbe come ingannare l'opinione pubblica e sollecitare un pacifismo di vecchissimo stampo che non ha ragione di essere nel mondo di oggi". Napolitano si augura che in attesa di capire se si formerà un governo legittimo in Libia, è necessario evitare equivoci e "ci si prepari a quel che bisogna fare nei nostri limiti, in Libia e altrove". Non è un Napolitano "guerrafondaio", ma sicuramente neanche pacifista. Potremmo dire realista
"Prima di mandare i nostri uomini sul terreno - osserva l'ex Capo dello Stato - ci si deve pensare non una, ma mille volte. Su questo sono d'accordo con il ministro Gentiloni". Napolitano ha ricordato il ritorno delle salme dei soldati italiani uccisi a Nassiriya come uno dei momenti più tragici del suo mandato. "La cifra dei 5mila soldati - ha aggiunto Napolitano - è venuta improvvidamente in mente all'ambasciatore degli Usa forse perché ha pensato al nostro intervento in Afghanistan".
Il dovere di lottare contro l'Isis
Napolitano si sofferma anche sulla vicenda dei quattro ostaggi italiani in LIbia, due dei quali sono rimasti uccisi di recente: "Ritengo che la vicenda abbia richiamato all'attenzione che in Libia è in atto una strategia di guerra dell'Isis, di consolidamento sul territorio e di dilagante terrorismo. Il problema dell'Isis è gravissimo e va affrontato su molti fronti, anche in termini militari, perché siamo di fronte a episodi bellici sanguinosi. Mi sembra sia indispensabile sottolineare che il contrasto al terrorismo e all'offensiva bellica dell'Isis, riguardi tutta la comunità internazionale".
Il quadro geo-strategico che si è determinato in Libia, ha proseguito Napolitano, "non riguarda solo l'Italia ma l'intera comunità internazionale. Siamo già virtualmente partecipi di una vasta coalizione che si sta delineando contro la minaccia terroristica e contro il fondamentalismo islamico. Bisognerà concordare con gli alleati - ha aggiunto l'ex presidente della Repubblica - come l'Italia debba farsi partecipe su tutti i fronti, secondo le necessità, del contrasto alll'Isis in Libia e altrove". "Si è parlato di una missione a guida italiana in Libia.
Quando si allude a una missione italiana penso si alluda a una missione di supporto alla stabilizzazione delle istituzioni, di supporto a un governo legittimo capace di preservare l'integrità territoriale del Paese e le risorse energetiche. Una missione - ha proseguito Napolitano - che può prevedere anche l'impiego limitato di reparti speciali e dei servizi di sicurezza".
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