Una lunga scia di sangue. Gli Stati uniti, nella loro Storia politica, hanno visto i presidenti o i candidati alla presidenza sottoposti ad un numero di attentati veramente impressionanti. Tanto che il Congressional Research Service nel 2008 ha anche redatto un apposito rapporto. Numeri che fanno impressione. Dei 46 individui che hanno ricoperto la carica di presidente, 13 sono stati vittime di attentati. Trump è il 14esimo. Non basta, ben 4 presidenti in carica sono stati assassinati.
Il primo è stato Abraham Lincoln (1865) ucciso subito dopo la guerra di Successione, in un attentato Ford's Theatre di Washington. Nell'istante in cui Lincoln prese posto nel palco presidenziale, John Wilkes Booth, un attore della Virginia simpatizzante sudista, lo colse alle spalle e gli sparò un colpo di pistola calibro 44 alla testa, gridando «Sic semper tyrannis!». Era il motto dello Stato della Virginia.
Nel 1881 un destino analogo toccò a James A. Garfield ventesimo presidente degli Stati uniti. Un avvocato disoccupato, Charles J. Guiteau, gli sparò in una stazione ferroviaria di Washington, ferendolo gravemente. Morì due mesi dopo per le ferite, forse anche per le scarse precauzioni igieniche dei medici che curarono le ferite.
William McKinley mori a Buffalo il 14 settembre 1901. Era all'inizio del suo secondo mandato. Fu aggredito da un anarchico di origine polacca, Leon Czolgosz, che gli sparò con una rivoltella, morì dopo qualche giorno a causa delle ferite. Sull'attentato a Dallas contro John F. Kennedy (1963)è quasi superfluo parlare, ancora oggi gli Usa, e non solo, si interrogano su Lee Harvey Oswald, e sulla modalità in cui si è svolto davvero l'attentato.
Tre presidenti sono stati feriti in tentativi di omicidio: Ronald Reagan, mentre era in carica (1981), e gli ex presidenti Theodore Roosevelt (1912) e ora Donald Trump. Theodore Roosevelt stava nuovamente correndo per le presindeziali e venne preso a colpi di pistola ad un comizio, non smise di parlare sebbene ferito. Il secondo ex presidente ferito è stato Trump.
Se restiamo ai candidati alla presidenza: Robert F. Kennedy, ucciso nel 1968, e George C. Wallace, gravemente ferito nel 1972 - sono stati vittime di attentati. Elencare tutti gli attentati senza conseguenze a questo punto sarà chiaro al lettore risulta impossibile. Riducendosi solo ai casi clamorosi. Il primo attacco documentato contro un presidente avvenne nel 1835, quando la pistola di un attentatore fece cilecca contro il presidente Andrew Jackson. I presenti, tra cui David Crockett, immobilizzarono l'attentatore Richard Lawrence, che poi fu dichiarato pazzo. Persino uno dei presidenti più amati Franklin D.Roosevelt, nel febbraio 1933, aveva appena tenuto un discorso a Miami fu preso a revolverate. Lui rimase illeso ma non ce la fece il sindaco di Chicago Anton Cermak, a sparare l'italiano Giuseppe Zangara. Era molto basso e questo non lo aiutò a prendere la mira.
Toccò anche al successore di Roosevelt. Nel 1950 due uomini assaltarono la Casa Bianca ma lui non era lì. Per Nixon si cercó di dirottare un aereo. Il 5 settembre 1975, Lynette Fromme, seguace di Charles Manson, puntò una Colt calibro 45 contro il presidente Ford. L'arma fece cilecca. Nel caso di Bill Clinton ci sono stati una velleitaria raffica di proiettili contro la Casa bianca e un attacco con un Cessna che si è schiantato contro l'ala meridionale del palazzo (correva l'anno 1994).
Alla fine allora non è stupefacente che l'attentato al presidente Usa sia ormai quasi un classico anche in letteratura. C'è persino proprio quello a Trump.
Nel finale di un romanzo del celebre scrittore scozzese John Niven, The F*ck-it List (in Italia uscito nel 2020 per Einaudi) c'è proprio un attentato a Trump. Lo immaginava nel 2026. La realtà lo ha proceduto di ben due anni.
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