l momento è più che mai delicato. In casa, al lavoro, in Italia, nel mondo. Nessuno è indifferente né escluso dall'effetto stravolgente e travolgente di questa pandemia. Tutti ne siamo toccati e colpiti nel vivo e tutti cerchiamo in qualche modo di far fronte alla situazione incerta e difficile. Una prova dura, una sfida impegnativa sotto ogni punto di vista. Forse solo insieme possiamo riuscire ad affrontarla per tentare di superarla. Non è banalità scontata, ma sostenibilità sociale. Due parole che, arrivati a questo punto, possono fare la differenza.
Di questo avviso è Cattolica Assicurazioni. Protagonista del panorama assicurativo italiano dal 1896 Cattolica da sempre conduce il proprio business assicurativo in modo socialmente sostenibile, appunto. Come? Da una parte offre una gamma di servizi assicurativi e finanziari creati su misura del cliente, dall'altra guida le proprie scelte gestionali e organizzative con attenzione agli impatti di natura non finanziaria. E dal 2006 lo fa anche e soprattutto con una fondazione creata proprio per instaurare un rapporto più diretto tra impresa e società, giocato sul sapiente equilibrio tra redditività e sensibilità sociale. In sostanza, Fondazione Cattolica Assicurazioni ascolta il territorio, incontra le persone, si confronta con loro e si attiva per trovare soluzioni che rispondano ai bisogni sociali più vivi. Quindi stimola la responsabilità e la partecipazione delle comunità, invitando e accompagnando all'autonomia iniziative progettuali nuove, efficaci e sostenibili. In questo modo contribuisce alla costruzione di un welfare produttivo e sostenibile. Entrando nel concreto, la Fondazione ha sostenuto 1.382 interventi erogando oltre 8 milioni di euro nell'arco del triennio 2017-2019. Il risultato conseguente è stato l'inserimento nel mondo del lavoro di più di un migliaio di persone. Solo nel 2019 il Consiglio di Amministrazione di Fondazione Cattolica Assicurazioni ha approvato il bilancio annuale dell'ente che ha effettuato 495 interventi, con un investimento di oltre 3 milioni di euro a favore di iniziative negli ambiti della solidarietà, dell'educazione, della ricerca e della cultura. Di questi importi, circa la metà (49,1%) è stata destinata all'avvio di 68 nuove imprese sociali.
Grazie alle attività e ai progetti sostenuti nel corso dell'ultimo anno è stato possibile inserire in un contesto professionale 348 figure, coinvolgere 18mila volontari, raggiungere 300mila beneficiari e coinvolgere 2mila enti. E questi non sono solo numeri. Perché dietro hanno il corpo, il volto, lo sguardo di persone, coppie, famiglie, situazioni e vite che sono cambiate. A spiegare meglio il concetto il presidente della Fondazione Paolo Bedoni (nella foto): «Dietro a ogni numero di questo bilancio ci sono tanti destinatari che hanno beneficiato dei servizi messi a disposizione attraverso la Fondazione, e c'è anche quell'esercito di volontari straordinari che quotidianamente si impegna per dare il proprio contributo al bene comune». Ecco la sostenibilità sociale tanto cruciale in un momento storico come quello che stiamo vivendo. «Il bilancio che abbiamo raggiunto non solo ci rende orgogliosi e ancor più convinti della strada intrapresa ha aggiunto Bedoni , ma ci stimola anche a procedere in questa direzione per affrontare i cambiamenti che l'emergenza Covid determinerà. Sono sfide che la Fondazione è pronta a intraprendere con la consapevolezza della propria storia, dei propri valori e di quel capitale umano che anima la nostra azione. Per il prossimo futuro occorrerà maggior solidarietà da parte di tutti e un rinnovato spirito di collaborazione tra le istituzioni. In questo senso Fondazione Cattolica già da ora conferma di impegnarsi con concretezza».
È questo un approccio da prendere a modello. Come se, messi alle strette dal Covid, ci fossimo trovati e ci stessimo ritrovando di nuovo di fronte all'emergenza, alla difficoltà, alla paura e alla preoccupazione. Possiamo mollare o insistere. Possiamo lasciarci andare alla disperazione o provare a cercare l'opportunità. Fondazione Cattolica ha scelto la seconda via. Più difficile, certo, ma anche più appagante. A dimostrarlo le storie delle imprese supportate. Ce ne sono tante. Una, per esempio, è quella della cooperativa agricola Calafata di Lucca, che prende il nome dai calefati, i mastri che una volta recuperavano navi malridotte e, con corde e pece, davano loro nuova vita e sicurezza per tornare in mare. La cooperativa agricola nasce proprio con lo spirito di dare una nuova vita ai propri dipendenti, persone con percorsi difficili alle spalle in cerca di una seconda chance, oltre che da qualche ettaro di terra. Su queste basi, seconda chance ed ettari di terra, ormai dieci anni fa, è nata e cresciuta Calafata. La cooperativa si dedica con buon riscontro alla produzione di vino biologico e biodinamico, olio, miele e ortaggi.
Conta una trentina di dipendenti, che arrivano al doppio nei periodi più intensi, ruota attorno a una terra fertile e a una rete commerciale attiva in Italia e all'estero che, durante la prima ondata di emergenza, ha potenziato la consegna a domicilio, lavorando a tratti più di prima.Camilla Golzi Saporiti
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