L'ira dei commercianti esasperati dai cortei. "Adesso basta, lasciateci lavorare in pace"

Gli esercenti di Milano: "Speriamo l'ondata si fermi: le manifestazioni ogni sabato bloccano il centro e danneggiano l'economia che si riavvia a fatica"

L'ira dei commercianti esasperati dai cortei. "Adesso basta, lasciateci lavorare in pace"

«Adesso basta, lasciateci lavorare». Nel day after di Milano, la pazienza è finita. Il giorno dopo il tredicesimo corteo dei «No Green pass», in città si respira insofferenza per l'ennesimo sabato di proteste e disordini.

«Protestare è un diritto legittimo - dice Andrea Painini - ma si sta esagerando, queste sono esagerazioni e vanno oltre». L'umore è questo, ed è piuttosto trasversale. «Le reiterate e continue manifestazioni che bloccano il centro e limitano le attività imprenditoriali danneggiano ulteriormente l'economia della città che con fatica sta cercando di ripartire». Questo ha detto subito il segretario generale di Confcommercio Marco Barbieri, dopo aver premesso che «la libertà di manifestare il proprio pensiero è una delle più grandi conquiste ed è simbolo della democrazia di un paese». La sintesi? «Questo è il tempo di ricostruire, di ripartire insieme».

La libertà di manifestare è sacra - insomma - ma altrettanto lo è il diritto di tornare alla vita e alla normalità. Questo è ciò che pensano i commercianti, imprenditori e gli esercenti pubblici, che temono di veder compromessa la ripresa dell'economia. E probabilmente lo pensano i milanesi che hanno dovuto sorbirsi un'altra giornata nera, caratterizzata da scontri, arresti, imbottigliamenti nel traffico e disagi di varia natura. E tutto ciò, all'indomani di quello che, da Trieste in giù, è stato un clamoroso fallimento dei «No vax».

Una piccola minoranza esagitata, insomma, tiene in scacco tutti. E il pensiero corre ai plumbei anni Settanta. O alle devastazioni di Corso Buenos Aires del 2006, e a quelle dei «No Expo». «Preferisco cancellare quei ricordi, vandalismi, danni e paura - ammette Gabriel Meghnagi, presidente della rete associativa di vie Confcommercio, nonché di AscoBaires - Spero che venga fermata questa ondata, anche perché ci stavamo riprendendo molto bene, siamo oltre il 2020». «Il punto - riflette - è che si rischia di mandare l'economia a quel paese, stanno facendo un danno alla ripresa che fortunatamente c'è. Chiusura delle strade, fuggi fuggi, la gente si alza dai tavoli e va via». «No vax, no Green pass, No chissà cosa. Altri Paesi sono ancora dentro l'epidemia, noi ne stiamo uscendo. Non si può bloccare tutto per questo».

«Anche qui sono andati in piazza - commenta il manager area sviluppo di Confapi Bergamo Antonio Maria Leonetti - Una piccola minoranza, molto rumorosa, che gridava libertà e parlava di nazismo. Mi piacerebbe confrontarmi con loro su questo. A Bergamo i morti li abbiamo contati a decine, a centinaia, e se la casa brucia devi spegnere l'incendio. Noi crediamo nei vaccini, il nostro presidente Casasco si è mosso fra i primi, sempre per unire. Abbiamo aperto un hub vaccinale a Brescia e andiamo nelle aziende a spiegare perché è importante vaccinarsi.

Il vaccino ha anche una ricaduta economica. Allora dico viva il diritto a manifestare, in sicurezza innanzitutto, ma quelli che sono morti non manifestano più. In questo momento vaccino e Green pass ci consentono di vivere serenamente».

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