L'Italia abbandona la crisi economica ma gli italiani non se ne sono accorti

Secondo un sondaggio prevalgono disagio e pessimismo

L'Italia abbandona la crisi economica ma gli italiani non se ne sono accorti

Ma c'è davvero la ripresa economica nel nostro Paese? Parrebbe proprio di sì: molti sono gli indicatori e i segnali che suggeriscono questo trend positivo, provenienti da fonti diverse e indipendenti tra loro. Tuttavia, al contempo, analisti e osservatori concordano sul fatto che si tratti di una svolta ancora debole e incerta. E che, soprattutto, al trend (relativamente) positivo per alcuni settori dell'economia e della produzione, non si è accompagnato un analogo incremento dell'occupazione. Tanto che i dati relativi a quest'ultima mostrano una diffusa situazione di instabilità e di precarietà.

Ma l'occupazione è uno degli aspetti della vita economica di un Paese che più riguardano direttamente la vita degli individui e che molti possono «toccare con mano». Se infatti l'andamento del Pil, malgrado la sua indubbia importanza (ma anche il suo valore relativo), è spesso interpretato dalla gran parte della popolazione come un'entità astratta e difficilmente percepibile, la perdita o l'incertezza del posto di lavoro sono immediatamente e fortemente sentiti.

È forse questo fenomeno a spiegare il diffuso clima di perplessità che si riscontra dagli atteggiamenti degli italiani riguardo all'impatto ancora esistente della crisi economica e del superamento che sarebbe in atto. Infatti, malgrado cresca la fiducia verso il futuro dell'economia (l'Istat segnala un netto incremento del «clima di fiducia» dei consumatori +9,15% rispetto allo scorso anno e di tutti gli altri indicatori del «sentiment» verso il futuro), permane nella pubblica opinione la sensazione di stare oggi molto peggio che prima del sorgere della crisi.

È ciò che si rileva da un recente sondaggio, condotto dall'Istituto Eumetra Monterosa di Milano, su un campione rappresentativo della popolazione al di sopra dei 17 anni di età. Alla domanda «stiamo uscendo dalla crisi economica che ha colpito negli anni scorso il nostro Paese?», solo il 4% dichiara che questo trend è «decisamente» in atto. Un 29% è più cauto, e intravede «deboli segnali». Ma la netta maggioranza oltre due terzi degli intervistati (67%) - è viceversa del parere che gli effetti della crisi si vedono ancora fortemente e che la loro fine non è stata percepita. Insomma, gran parte degli italiani non nota nella propria vita quotidiana quel trend positivo che pure gli indicatori macroeconomici ci suggeriscono.

Risulta più pessimista chi ha tra 55 e 65 anni, il momento in cui si sta terminando la vita lavorativa e ci si avvicina alla pensione (e tra i pensionati si nota un incremento di negatività riguardo all'uscita dalla crisi). Mentre i più giovani fino ai 34 anni, all'inizio della carriera e forse per questo più orientati a un futuro positivo, appaiono più fiduciosi specie coloro che esercitano una professione indipendente e si affidano alla propria imprenditorialità intravedendo «qualche segnale» di superamento della crisi. Questi orientamenti e questo clima di opinione vengono espressi in misura simile dagli elettori di tutti i partiti, con l'eccezione dei votanti per il Pd, per il 10% dei quali l'uscita dalla crisi è pienamente in atto.

La diffusa sensazione che si sia lontani dalla fine della crisi ha naturalmente effetti rilevanti sulla percezione della propria situazione economica. La maggioranza degli intervistati (58%, sempre con un'accentuazione tra chi ha dai 55 ai 64 anni di età, ove questa risposta è data da due intervistati su tre) definisce la propria condizione peggiorata rispetto agli anni precedenti». Solo il 4% la vede «migliorata rispetto al passato». Un'altra quota minoritaria ma consistente (38%) ritiene invece che essa sia sostanzialmente «uguale rispetto al passato». Segnalano un peggioramento della propria situazione economica soprattutto le persone senza occupazione stabile, a conferma dell'influenza che questo elemento ha sul «mood» degli intervistati.

Dal punto di vista dell'orientamento di voto, si rileva un maggiore scoraggiamento sulla propria condizione economica attuale tra coloro che si dichiarano intenzionati a scegliere partiti di «protesta» come Lega Nord e M5S, a riprova del fatto che queste forze politiche traggono molti consensi tra chi è insoddisfatto ed economicamente in difficoltà. Viceversa, tra i votanti per il Pd si accresce pur restando decisamente minoritaria (8%) la quota di chi percepisce un miglioramento rispetto al passato della propria condizione economica. Nell'insieme, emerge dunque un quadro di diffuso scetticismo se non di pessimismo sull'effettiva uscita del nostro Paese dalla crisi.

Gli indicatori a riguardo certo ci sono e sono probabilmente attendibili, ma la percezione di una vera svolta è, per ora, lungi dal raggiungere la gran parte della popolazione. Che risulta connotata invece da forte disagio e insoddisfazione. La quale ha, inevitabilmente, anche effetti sulle scelte politiche ed elettorali.

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