È colpa della fuga di notizie, con i verbali del «pentito» Piero Amara spediti a casa ai giornalisti e arrivati alla fine nelle mani di Piercamillo Davigo, allora membro del Consiglio superiore della magistratura, se non sapremo mai se la loggia Ungheria esisteva o non esisteva, se fosse una innocua rete di affari o una insidia per le istituzioni. La Procura di Perugia, che da un anno e mezzo indagava sulla fantomatica loggia, ieri si arrende, e chiede l'archiviazione dell'inchiesta. I nove indagati per associazione segreta - tra cui lo stesso Amara, ma anche l'ex parlamentare Denis Verdini e il faccendiere Luigi Bisignani - vanno verso il proscioglimento. Per il procuratore di Perugia non vuol dire che Ungheria non esistesse, e che Amara si fosse inventato tutto: anzi, si parla di «non poche conferme al suo narrato», e di «alcuni soggetti, tra l'altro pure legati da stretti rapporti con il medesimo Amara, che hanno riferito di essere stati contattati in passato da uno dei vertici della presunta organizzazione, oggi defunto, che aveva chiesto loro di aderire, ma non avevano ritenuto di farlo». Ma nei quattordici faldoni dell'inchiesta, dice alla fine Cantone, non è approdato niente che consentisse di chiudere il cerchio, e nemmeno spunti utili per andare ancora avanti a scavare: anche perché dalla primavera del 2021 i verbali di Amara diventano uno dopo l'altro di pubblico dominio: e «quanto avvenuto - scrive Cantone - ha certamente inciso sulle attività investigative in corso che avrebbero al contrario, in relazione alla tipologia di reato da accertare, richiesto riservatezza e segretezza». Alla fine, l'esistenza della loggia secondo Cantone è «non adeguatamente riscontrata».
Politici, magistrati, ufficiali delle forze dell'ordine, imprenditori. Nell'elenco della loggia, così come raccontata da Amara, c'erano almeno novanta nomi: è la lista che Amara dice di avere visto in mano all'avvocato Giuseppe Calafiore. Ma quella lista alla Procura di Perugia, scrive Cantone, non è mai arrivata: «pur richiesta a quest'ultimo più volte, non è mai stata consegnata». Il fascicolo arriva da Perugia a Milano con tre indagati (tra cui Amara e Calafiore), la Procura di Perugia iscrive altri sei nomi: scelti, spiega Cantone, solo tra quelli «la cui audizione veniva ritenuta indispensabile in quanto avevano comunque intrattenuto rapporti con Amara». Per tutti gli altri citati dal «pentito», «l'iscrizione avrebbe rappresentato non una garanzia per l'indagato ma un inutile e ingiustificato stigma».
Sulla reale natura e pericolosità di «Ungheria», ieri si apprende che lo stesso Amara avrebbe fatto negli ultimi interrogatori una delle sue solite giravolte, «sminuendo in modo inspiegabile il ruolo di quella che aveva indicato come una nuova loggia P2, dichiarando anzi che essa era nata con finalità nobili». «Ha aggiunto persino che fin dal 2015 egli aveva tentato di creare un'altra organizzazione di cui ha fornito anche alcuni elementi documentali»: e questa fantomatica Ungheria-bis è l'ultima, misteriosa comparsa del gigantesco intrigo che ha lacerato in questi due anni la magistratura italiana.
Sarà ora il giudice per le indagini preliminari di Perugia a decidere se accogliere la richiesta di Cantone mandando tutto in soffitta, o ordinare nuove indagini. Di spunti interessanti ce ne sarebbero; la stessa Procura umbra dice che «alcuni episodi raccontati da Amara hanno ricevuto anche se parziale riscontro», e non sono cose da poco: «interferenze, tentativi di condizionamento di nomine di vertici della giurisdizione, di enti, istituzioni e società pubbliche che pure possono ritenersi avvenuti». Tutti affari che però «non sono risultati affatto indicativi dell'esistenza di una associazione segreta», ma dei traffici di Amara e dei suoi accoliti.
Non tutto è chiuso, anche se la richiesta di Cantone dovesse venire accolta: inchieste su singoli fatti vengono smistate ad altre Procure, il fascicolo principale torna a Milano perché proceda a carico di
Amara per calunnia ed autocalunnia. E le 167 pagine vengono trasmesse anche alla Cassazione perché valuti gli illeciti disciplinari che una serie di magistrati che vi compaiono avrebbero commesso. Ungheria o non Ungheria.
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