"Loggia Ungheria", il giallo dei verbali arrivati al Colle. La lettera anonima e l'"interlocutore" al Quirinale

L'inchiesta sul gruppo di potere

"Loggia Ungheria", il giallo dei verbali arrivati al Colle. La lettera anonima e l'"interlocutore" al Quirinale
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Chi ha portato il Quirinale a conoscenza dei verbali sulla presunta «Loggia Ungheria», il gruppo di potere di cui secondo un pentito facevano parte decine di vip della politica, della giustizia e delle forze di polizia? Il tema è ritornato d'attualità dopo che il Consiglio superiore della magistratura ha affrontato il tema nel procedimento disciplinare a carico di Paolo Storari, il pm milanese che dopo avere raccolto le dichiarazioni sulla loggia del «pentito» Pietro Amara, sospettando che i suoi capi volessero insabbiare l'inchiesta consegnò i verbali a Piercamillo Davigo. Da quel momento il contenuto iniziò a circolare all'interno del Csm, tra esponenti politici e arrivò anche alla presidenza della Repubblica.

Finora si sapeva che Davigo aveva passato i verbali a Davide Ermini, vicepresidente del Csm: il quale sostiene di averli distrutti senza leggerli, e di avere riferito a Sergio Mattarella quanto dettogli a voce da Davigo. Ma nel corso del procedimento disciplinare contro Storari, però, è emersa l'esistenza di una lettera anonima mandata a un giornalista del Fatto Quotidiano in cui viene citato come interlocutore anche Stefano Erbani, consigliere giuridico di Mattarella, che avrebbe avuto notizia dei verbali.

Da chi? Certamente non da Francesco Greco, allora capo della Procura milanese. Contatti tra Davigo e Erbani non sono noti. Ma resta il fatto che il nome del consigliere di Mattarella finisce nei verbali della sezione disciplinare del Csm.

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