L'ombra del Qatargate si aggira in piazza Santi Apostoli a Roma dove il Partito democratico si ritrova per manifestare contro la prima manovra, varata dal governo Meloni e che si prepara al tour de force parlamentare. Il Pd raduna i militanti nella piazza di Prodi per muovere l'affondo contro la legge di bilancio del centrodestra. Ma si trova a pulire i panni sporchi arrivati in casa con lo scandalo delle mazzette del Qatar. Il segretario Enrico Letta, alla sua ultima manifestazione da leader, ammette: «Il nostro partito è fatto di gente per bene, non accetteremo mai tutta la sporcizia che ci sta cadendo addosso. Uno scandalo inaccettabile per cui abbiamo chiesto la commissione d'inchiesta a Bruxelles e per cui ci costituiremo parte lesa. Saremo inflessibili perché chi ha commesso porcherie paghi il conto».
Stefano Bonaccini, candidato alla guida del Pd, va a ruota: «D'accordo con la sospensione di Andrea Cozzolino. É una cautela giusta, non lo hanno mica cacciato. Al di là di questa vicenda da voltastomaco dobbiamo mettere la questione morale al centro, la questione dell'onestà. In altri partiti queste cose le digeriscono meglio, la sinistra fa bene a indignarsi e deve avere la schiena dritta per difendere una comunità fatta di persone per bene come il sottoscritto. Siamo gente seria e onesta».
I tre sfidanti per la segreteria, Elly Schlein, Paola de Micheli e Bonaccini, si ritrovano sul palco. La critica alla manovra diventa quasi un tema secondario. In piazza Letta si concede un colpo di coda, annunciando i due candidati per le regionali nel Lazio e in Lombardia: «Io sono qui anche per presentare i nostri due portabandiera alle prossime regionali, Alessio D'Amato e Pierfrancesco Majorino. Due persone straordinarie che faranno bene e noi gli passeremo il testimone del partito per i prossimi cinque anni». Sul tema regionali resta aperta la trattativa con i Cinque stelle nel Lazio: «Per me le porte sono sempre aperte ma non corro dietro a nessuno. Se hanno deciso di rompere se ne assumano a responsabilità. Come si dice a Roma: chi rompe paga e i cocci sono suoi» precisa Alessio D'Amato. Nel contenuto della manovra, al netto delle critiche, il Pd mette sul tavolo la richiesta di opzione in cambio della tregua parlamentare: «Noi stiamo lavorando perché questa manovra sia meno peggio. Da questo palco faccio un appello al governo perché se non vuole accogliere tutte le nostre proposte, almeno accolga quelle essenziali, su opzione donna e sul salario minimo» chiede Letta. Dal fronte della maggioranza arriva l'apertura di Ylenia Lucaselli di Fratelli d'Italia: «Su opzione donna il governo in questo momento sta valutando le varie possibilità perché ognuna comporta una necessità di copertura. In questo momento il governo sta facendo ancora una valutazione perché l'emendamento non è arrivato. Nel fare questa valutazione sta anche considerando i suggerimenti arrivati dal Pd.
Ma è una misura del governo, sarà inserita molto probabilmente in un emendamento del governo. A meno che non si trovi una quadra generale per cui esca dal Parlamento. Comunque, non c'è nessun punto definitivo su opzione donna».
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