È il giorno dei numeri e dei deliri. Tra questi ultimi, i più divertenti sono quelli sparati da Nicola Zingaretti, che vede vittorie del Pd ovunque. «T'ho detto d'annacce piano con qaaa roba», gli risponde Osho. Sì, perché se è anche giusto dire che alcune vittorie ai ballottaggi di domenica i democratici le hanno portare a casa, è pur vero che la cartina dell'Italia rispetto a 5 anni fa è totalmente stravolta. Se prima era quasi totalmente rossa, oggi è quasi totalmente azzurra.
Il centrodestra ha sorpassato, e staccato, il centrosinistra. Ha espugnato Ferrara e Forlì, scardinando l'Emilia-Romagna; è cresciuto in Umbria vincendo a Foligno e Orvieto rendendo quella regione sempre meno rossa, visto che governa anche Terni e Perugia. Era avanzato anche l'anno scorso strappando al centrosinistra tre rossissimi comuni toscani: Massa, Pisa e Siena. Già nel 2018 il centrodestra era leggermente avanti: 49 capoluoghi contro 46. Ma appena nel 2017 era ancora il Pd a padroneggiare 57 a 38. Adesso i rapporti di forza si sono invertiti. Nel 2013 il Pd contava oltre 70 sindaci nei 110 comuni capoluogo (153 in tutto), più del doppio del centrodestra, intorno alla trentina (45 in tutto). Adesso il centrodestra conduce 54 a 40. Negli altri comuni con oltre i 15mila abitanti il centrosinistra conta 112 sindaci, perdendone però 41 da cinque anni a questa parte. Mentre il centrodestra oggi amministra 85 città, guadagnandone 40 rispetto al 2013. Anche il risultato del Movimento cinque stelle è catastrofico: strappa al centrosinistra i sindaci di Campobasso e Caltanissetta, ma perde i comuni di Livorno e Avellino.
Il centrodestra unito (Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia), insomma, è il vero vincitore delle Comunali 2019 nei capoluoghi di provincia: 12 sindaci a fronte di 7. Il centrosinistra vince in 13 comuni perdendone 6. Nel dettaglio il centrodestra strappa al centrosinistra i comuni di Pescara, Pavia, Ferrara, Forlì, Vercelli e Biella. Conferma i sindaci di Perugia, Urbino, Vibo Valentia, Ascoli Piceno, Foggia e Potenza. Mentre il centrosinistra strappa al centrodestra solo il sindaco di Rovigo e al Movimento 5 Stelle quello di Livorno. E conferma i comuni di Firenze, Bari, Modena, Bergamo, Pesaro, Lecce, Cremona, Cesena, Prato, Reggio Emilia e Verbania.
Il caso di studio è Ferrara: il leghista Alan Fabbri vince contro il candidato del centrosinistra Aldo Modonesi col 56,77% e manda in soffitta 74 anni di amministrazioni di sinistra. Altro caso di studio è Piombino, città operaia, dove il centrodestra a trazione leghista elegge il suo sindaco per la prima volta nella storia. Un colpo che Stefano Fassina definisce «insopportabile». Vince Francesco Ferrari che con il 64,27% batte la dem Anna Tempestini. Tanto per dirne alcuni altri, Gian Luca Zattini diventa sindaco di Forlì vincendo sul candidato del centrosinistra Giorgio Calderoni col 53,07%. Andrea Corsaro è sindaco di Vercelli contro la candidata del centrosinistra Maura Forte col 54,8%. Franco Landella è sindaco di Foggia con il 53,28% contro il candidato del centrosinistra Giuseppe Cavaliere. Mario Guarente è sindaco di Potenza con il 50,31% contro il candidato del centrosinistra Valerio Tramutoli.
Ma per il Pd è un trionfo. Altro delirio quello di Simona Bonafè: «Missione compiuta. Ci dimostriamo capaci di arginare la deriva leghista». L'importante è accontentarsi.
Anche l'ex premier Paolo Gentiloni fa un'analisi critica: «Niente male per un partito dato per morto solo pochi mesi fa e in un Paese che Salvini descrive come fosse suo». Il quale replica: «Straordinarie vittorie della Lega, abbiamo eletto sindaci dove governava la sinistra da 60 anni!». Solita storia: tutti vincitori, tutti contenti.
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