Non c'è storia che tenga. Anche in Sicilia il centrodestra stravince. E straccia il centrosinistra. Una batosta senza pari. Il nuovo presidente della Regione siciliana è Renato Schifani, ex presidente del Senato, che si afferma con il 39,02% dei voti. Il centrosinistra non gli sta neanche dietro, fermandosi al 16,11% dei consensi con la candidata Caterina Chinnici (Pd-Cento Passi), una disfatta clamorosa. Il centrosinistra si è presentato a questa tornata elettorale non unito e gli elettori non perdonano. Il secondo più votato è Cateno De Luca di Sicilia Vera, che ha raggiunto il 28,39%. Il candidato del M5s Nuccio Di Paola ha raggiunto il 14,1%, Gaetano Armao (Azione) si ferma all'1,6% ed Eliana Esposito allo 0,4%. È una vittoria schiacciante per Schifani, già preannunciata domenica quando ancora non c'erano i dati ufficiali, ma non sembravano esserci dubbi. «Una vittoria di tutto il centrodestra ha detto -. Ci sarà una maggioranza qualificata e rafforzeremo l'azione di governo, aperti a un confronto con i partiti. Sarò il portavoce dei siciliani» col governo nazionale. Ha poi parlato dei futuri interventi, che punteranno a potenziare la Sicilia tutelando lavoratori e giovani. E per scongiurare interessi mafiosi sul Pnrr istituirà una commissione ad hoc di ex magistrati. «C'è un polo produttivo nel Ragusano, nell'Ipparrino che potrebbe fruire del vicino aeroporto di Comiso, ma oggi non può farlo ha detto -. Bisogna lavorare su questo, sul turismo, sull'autostrada Ragusa-Catania che va terminata» e conta di lavorare sulle «criticità del quotidiano», dal caro bollette al fotovoltaico, dai termovalorizzatori alla manutenzione delle strade.
Il centrodestra è stato premiato dagli elettori per il blocco compatto dei partiti con cui si è presentato in campagna elettorale. Un'alleanza nata sotto l'egida di Forza Italia che è riuscita a riunire le sue forze, dopo una iniziale decisione di Fdi - che si è attestato come primo partito - di appoggiare il presidente regionale uscente Nello Musumeci che pensava di ricandidarsi, ma non ha poi trovato il sostegno politico. Tra le prime dichiarazioni a caldo mentre era ancora in corso lo spoglio, quelle di Cateno De Luca: «Ho perso, ma non credo che i siciliani abbiano vinto». Il suo sogno di diventare «sindaco di Sicilia» si infrange ma non demorderà. De Luca, che «non vuole avere a che fare con Schifani», è punto dal fatto che il suo 0,90 nazionale «non sia menzionato rispetto allo 0,60 di Di Maio».
Ha votato il 48,62% degli aventi diritto, hanno cioè espresso il proprio consenso 2.249.870 su 4.627.146 elettori totali. L'affluenza è superiore a quella di 5 anni fa quando era stata del 46,75%.
Saranno eletti 70 deputati dell'Assemblea regionale siciliana con la seguente ripartizione dei seggi: 62 con il proporzionale puro e soglia di sbarramento al 5% a livello regionale (16 a Palermo, 13 a Catania, 8 a Messina, 6 ad Agrigento, 5 a Siracusa e a Trapani, 4 a Ragusa, 3 a Caltanissetta e 2 a Enna); 1 seggio spetta al Presidente della Regione e 1 seggio al candidato governatore arrivato secondo, 6 seggi vengono assegnati all'interno della lista regionale del candidato presidente: si tratta di una lista bloccata che funziona da premio di maggioranza e consente alla coalizione collegata al Presidente eletto di ottenere al massimo 42 seggi all'Ars. I seggi non utilizzati sono distribuiti, con il proporzionale, alle liste di minoranza che hanno superato lo sbarramento.
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