Londra castiga Assange "Può essere estradato e processato negli Usa"

Ribaltata la sentenza di primo grado. Ora il fondatore di Wikileaks rischia 175 anni

Londra castiga Assange "Può essere estradato e processato negli Usa"

New York. Julian Assange è a un passo dall'estradizione negli Stati Uniti. Il governo americano ha vinto l'appello presso l'Alta Corte di Londra, che ha ribaltato la sentenza di primo grado emessa lo scorso gennaio con cui negava il trasferimento del fondatore di Wikileaks dalla Gran Bretagna agli Usa. Il giudice Timothy Holroyde ha affermato che il tribunale «accoglie il ricorso» che si opponeva al no alla sua consegna sulla base di un asserito pericolo di suicidio legato - secondo una perizia - al prevedibile trattamento giudiziario e carcerario. Ma ha anche spiegato che da Washington è giunta l'assicurazione che la detenzione di Assange soddisferà determinate condizioni. Secondo il New York Times, l'amministrazione di Joe Biden ha garantito che non rivelerà il trattamento più rigido riservato ai prigionieri di massima sicurezza e che, se condannato, gli verrebbe permesso di scontare la pena nella sua Australia, se richiesto. Il rischio del temuto suicidio «è a nostro giudizio escluso dalle rassicurazioni che vengono offerte, e questa conclusione è sufficiente per determinare il ricorso a favore degli Usa», ha sottolineato il giudice capo dell'Alta Corte britannica, Lord Burnett.

Ricercato dalla autorità Usa per la pubblicazione di centinaia di migliaia di documenti classificati e cablogrammi diplomatici nel 2010 e 2011, sul capo di Assange pendono 18 capi di imputazione, 17 dei quali si rifanno all'Espionage Act, e in totale rischia una condanna a 175 anni di carcere. «Faremo appello a questa decisione il prima possibile», ha assicurato Stella Moris, compagna di Assange e membro del suo team di avvocati, definendo il verdetto «pericoloso, fuorviante» e «un grave errore giudiziario». «Come può essere giusto, come può essere possibile estradare Julian nello stesso paese che ha complottato per ucciderlo?» ha proseguito, sottolineando che «è stato vergognoso e cinico prendere una decisione come questa nella Giornata mondiale dei diritti umani». Moris ha esortato le persone a «combattere per Julian», mentre davanti alle Royal Courts of Justice nella capitale britannica si sono levate le grida di protesta dei sostenitori di WikiLeak.

Pure da Mosca è arrivata una immediata condanna alla decisione del tribunale londinese. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha affermato che «si tratta di un vergognoso verdetto nell'ambito di un caso politico contro un giornalista e attivista pubblico. È un'altra manifestazione di una visione del mondo cannibale del tandem anglosassone». Il dipartimento di Giustizia Usa si è detto soddisfatto della sentenza, mentre uno degli avvocati americani di Assange, Barry J. Pollack, ha denunciato la sentenza definendo «inquietante» che il tribunale britannico abbia accettato le «vaghe assicurazioni» di Washington.

Assange si è rifugiato nella sede dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra nel 2012 dopo che i pubblici ministeri svedesi hanno aperto un'indagine su di lui per stupro e molestie: era convinto che se fosse stato estradato in Svezia per essere interrogato sarebbe stato inviato negli Stati Uniti, dove era accusato di cospirazione finalizzata alla pirateria

informatica con Chelsea Manning. Nell'aprile 2019, è stato arrestato dalle autorità britanniche quando l'Ecuador, che gli dava asilo, ha ritirato la sua protezione, e attualmente è detenuto nella prigione di Belmarsh, a Londra.

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