Londra, la paura degli ebrei: "Via se Corbyn sarà premier"

Una nuova bufera antisemitismo sul leader laburista "Partito al bivio". E May riprende quota nei sondaggi

Londra, la paura degli ebrei: "Via se Corbyn sarà premier"

Impantanata nel dossier Brexit, «schiaffeggiata» dal responsabile europeo dei negoziati Michel Barnier e da metà del suo stesso partito, che nelle scorse ore hanno bocciato a gran voce il suo piano dei Chequers per l'addio a Bruxelles, la premier inglese Theresa May ha dalla sua, ancora una volta, l'improbabile alleato Jeremy Corbyn, leader dell'opposizione laburista. «Se sarà lui a vincere le prossime elezioni, gli ebrei sono pronti a lasciare il Paese», dice l'ex rabbino capo Lord Jonathan Sacks. E lo faranno a causa della «minaccia esistenziale» che Corbyn pone all'intera comunità.

L'uscita di Lord Sacks è solo l'ultima denuncia di un'estate rovente che ha visto il principale partito della sinistra britannica e il suo comandante rosso Corbyn di nuovo nella bufera per l'accusa di antisemitismo. L'attacco arriva nelle stesse ore in cui l'ex premier laburista Gordon Brown, davanti alla platea dello Jewish Labour Movement, avverte che «l'anima stessa» del Partito laburista «è a rischio». Non è un caso. Corbyn è a un bivio, come gli ha ricordato in queste ore l'ala blairiana del partito. Questa settimana il Comitato esecutivo del Labour voterà su una questione cruciale e dovrà decidere se accettare la definizione di «antisemitismo» riconosciuta a livello internazionale ed elaborata dalla International Holocaust Remembrance Alliance (Ihra), l'organizzazione intergovernativa che promuovere e divulga l'educazione sull'Olocausto. Finora l'ala pro-Corbyn si è rifiutata di accettare 4 punti della definizione, fra cui l'accusa di antisemitismo per chi paragona la polizia israeliana a quella nazista e per chi definisce l'esistenza dello Stato di Israele «un'impresa razzista». D'altra parte Corbyn ha dovuto scusarsi per aver partecipato a un evento in cui il paragone con i nazisti è stato sbandierato senza remore.

La preoccupazione dell'ex ministro delle Finanze Brown e degli ebrei di Gran Bretagna viene ora rilevata anche nei sondaggi. Nonostante le difficoltà del governo sulle trattative per la Brexit, secondo il Times i Conservatori hanno nuovamente superato il Labour e restano stabili al 39% contro il 35% del partito di opposizione, in calo. Non solo: anche a causa dello scandalo antisemitismo, la premier May ha allungato la distanza con il suo rivale ed è considerata più adatta di lui a governare. La pensa così anche il deputato laburista ed ex ministro degli Interni Frank Field, che dopo quasi 40 anni di attività parlamentare si è dimesso qualche giorno fa dal partito per sottolineare la necessità di un profondo ripensamento del «progetto Corbyn», sostenuto da una sinistra militante che sta pian piano dilagando nel Labour.

Su quali basi arrivano le accuse? Non solo la vicinanza e il dialogo con esponenti di gruppi terroristici come Hamas e Hezbollah. La partecipazione a Tunisi - era il 2014 - a una cerimonia con alcuni dirigenti dell'Autorità nazionale palestinese durante la quale fu anche posata una corona di fiori sulle tombe di due componenti del commando terrorista autore del massacro alle Olimpiadi di Monaco '72, in cui furono trucidati 11 atleti israeliani. «Ero presente ma non coinvolto», ha spiegato Corbyn, difeso dalla sua base e dal fronte pro-palestinese, che considerano quella contro di lui una campagna montata ad hoc. Così il partito è andato al contrattacco denunciando quattro tabloid all'autorità indipendente di controllo sui media per aver presentato la vicenda in maniera «ingannevole». Eppure nel Labour cresce l'imbarazzo. La deputata Luciana Berger accusa: «Essere presenti è lo stesso che essere coinvolti. Dove sono le scuse?». Non ci sono. Anzi, mentre il premier israeliano Netanyahu ha chiesto su questa vicenda e sul paragone tra Israele e i nazisti «una condanna inequivocabile da parte di tutti: sinistra, destra o qualsiasi altro schieramento», da uno sparuto gruppo di deputati arabi della Knesset israeliana elogiano in queste ore Corbyn definendolo «un leader di sinistra e di principi, difensore di tutti i popoli oppressi nel mondo».

Nel frattempo, il Daily Mail ha rilanciato mostrando un video del 2013 in cui il leader rosso attacca un gruppo di «sionisti» (li chiama così) accusandoli di «non avere alcun senso dell'ironia» nonostante «abbiano vissuto a lungo in questo Paese». Lui si difende: «Ho usato il termine sionista in modo politico corretto».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica