L'orsa Jj4 è salva. Almeno per un po'. Il Tar di Trento ha stabilito che non potrà essere uccisa fino alla data della prossima udienza, fissata per il 25 maggio, ed ha accolto il ricorso presentato dalle associazioni animaliste (Enpa, Leidaa e Oipa) contro il presidente della provincia autonoma Maurizio Fugatti. La speranza di un trasferimento al posto dell'abbattimento si fa sempre più reale. E la sentenza suona come un'anticipazione del pronunciamento del Tar più atteso, quello dell'11 maggio, sul ricorso contro le due ordinanze (di identificazione, cattura e uccisione) emanate subito dopo la morte del runner Andrea Papi.
Di fatto, il trasferimento dell'orsa (ora rinchiusa al centro Casteller) non risulta così pericoloso come le istituzioni avevano paventato e a dimostrarlo ci sono già due precedenti, specifica la sentenza, entrambi di orsi considerati problematici: uno trasferito in Germania e uno in Ungheria.
Sembra quindi esserci spazio per le ipotesi di «trasloco» emerse al tavolo indetto dal ministero dell'Ambiente e proposte dagli animalisti. Assieme all'avvio di un piano per trasferire gli altri orsi che popolano la val di Sole e che, negli anni, si sono abituati ad avvicinarsi alle case e agli allevamenti diventando pericolosi.
La Lav ha già individuato almeno due strutture, una in Germania e una in Giordania (e ce ne sarebbe anche una terza in Romania), che potrebbero accogliere gli orsi.
«Vogliamo proposte serie e realizzabili in tempi rapidi ma finora non sono arrivate - commenta Fugatti - Il problema non è Jj4, di cui mi interessa poco e che dovrebbe essere abbattuta, ma sono gli altri 70 orsi che nessuna struttura vuole».
Il presidente della provincia autonoma di Trento, che lunedì si è trovato sotto casa gli attivisti ed è nel mirino delle minacce degli animalisti più facinorosi, sostiene dii «volere unicamente il bene della sua comunità» e precisa: «Anche il Tar di fatto dice quello che noi sosteniamo da tempo. Il numero degli esemplari di orso è assolutamente sproporzionato rispetto a quanto il territorio può accogliere. Quindi la convivenza diventa impraticabile».
«Prendiamo atto della decisione del Tar - aggiunge il presidente - che ha voluto incidere in maniera sostanziale nella sfera di valutazione amministrativa che compete alla Provincia. Non nascondiamo la nostra sorpresa, che è la sorpresa della comunità trentina: attraverso la documentazione fornita al Tar, credevamo di aver superato le perplessità del giudice, ma evidentemente così non è stato».
Di errori in passato ne sono stati fatti parecchi. Uno su tutto: installare i primi cassonetti anti-orso anni dopo l'introduzione degli animali nei boschi trentini. Oppure non creare dei corridoi faunistici per evitare gli incontri con l'uomo. Ma al momento nessuna soluzione è sembrata adeguata. Compresa la proposta dell'ex ministro all'Ambiente Sergio Costa di utilizzare dei radiocollari che segnalassero in tempo reale la presenza degli orsi e il punto preciso del loro passaggio. Il progetto, finanziato per intero dal ministero, piaceva alle associazioni animaliste e agli esperti dell'Ispra, l'istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale.
Ma non è stato accolto dalla provincia di Trento: «Non è un radiocollare a risolvere un problema - spiega ora Fugatti - Quello è un metodo per segnalarci dove si trova un orso ma non per dirci se sta aggredendo un uomo o no. Ripeto, vogliamo proposte serie, non solo per un orso ma per tutti quelli che minacciano la comunità della valle».
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