La Ue non si fa intimorire dalle «ritorsioni» minacciate dalla Cina contro quei Paesi che si sono permessi di fare controlli sanitari per testare i cinesi in arrivo. E fa fronte comune sulla lotta contro l'ondata del virus che ha investito la popolazione cinese. Oggi la Commissione ratificherà a livello politico la linea della prudenza scelta per prima dall'Italia: fare tamponi ai passeggeri che sbarcano in Europa dalla Cina e mettere in isolamento chi è positivo almeno per cinque giorni o fino a tampone negativo. Ma non solo. Si aggiungerà anche il controllo delle acque reflue degli aerei provenienti dalla Cina (il Belgio lo sta già facendo) e si «inviterà» con una forte raccomandazione i passeggeri a indossare le mascherine durante i voli intercontinentali provenienti dalla Cina. Sul piatto della contrattazione politica c'è addirittura la scelta più drastica proposta dalla Spagna e adottata dagli Usa e dal Giappone: far partire dalla Cina solo chi è dotato di un test negativo (nello stile della prima era Covid). Il dibattito è ancora aperto ma si va verso una stretta comune all'insegna della sorveglianza sanitaria. Anche la commissaria europea per la Salute ha confermato l'intesa rivendicando l'unità europea come «lo strumento più forte contro il Covid». «Si introdurrà il tampone per i viaggiatori dalla Cina, un maggior monitoraggio delle acque reflue e una maggior sorveglianza interna», ha spiegato Stella Kyriakides che poi sintetizza l'accordo raggiunto ieri tra i tecnici suoi controlli: «Il comitato per la sicurezza sanitaria si è dimostrato unito sulle azioni da intraprendere».
E in effetti nella riunione, l'unica voce fuori dal coro è stata quella del Centro per il controllo e la prevenzione delle Malattie. L'Ecdc sosteneva che l'aumento dei casi di Covid in Cina non può influenzare la situazione epidemiologica in Europa soprattutto a causa dell'elevata immunizzazione della popolazione europea. Una valutazione che non ha convinto nessuno. È noto, infatti, che quando il virus circola così tanto come in Cina, si possono presentare varianti sconosciute che eludono le difese immunitarie create con i nostri vaccini.
La stessa Germania, fino a qualche giorno fa refrattaria ai controlli sui viaggiatori cinesi, ieri si è dichiarata pronta a collaborare. I medici tedeschi chiedono a gran voce un test per il Covid-19 obbligatorio e uniforme nell'Unione Europea per tutti i viaggiatori provenienti dalla Cina. «Nel caso di una diffusione del Covid come quella che sta attualmente avvenendo in Cina, bisogna aspettarsi che il virus muti ed è per questo che è necessario farsi trovare preparati», ha spiegato Johannes Niessen, presidente dell'Associazione federale dei medici del servizio sanitario pubblico tedesco. «Ogni viaggiatore proveniente dalla Cina dovrebbe essere testato con un tampone rapido quando entra nell'Ue e i positivi vanno isolati».
Concetti già recepiti e applicati dall'Italia, Spagna e Francia in nome della prevenzione ma che irritano l'entourage di Pechino. «Ci opponiamo fermamente alla pratica di manipolare le misure di prevenzione e controllo della pandemia per raggiungere obiettivi politici», ha avvertito la portavoce del ministero degli Esteri. Che poi definisce «inaccettabile» il ricorso a «pratiche eccessive» messe in atto tanto che la Cina potrebbe «prendere contromisure», sulla base del principio di reciprocità.
Mentre la discussione trascende dal piano sanitario a quello politico e si minacciano ritorsioni economiche contro i Paesi occidentali, Pechino è arrivata ad ammettere cinquemila nuovi casi di infezioni al giorno, ma
secondo diversi analisti la cifra si avvicina al milione. Ufficialmente le vittime in tutto il mese di dicembre sono state soltanto 13, ma secondo l'agenzia britannica Airfinity il bilancio sarebbe di 11 mila morti al giorno.
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