L'ultima carta di Di Maio: in ginocchio sul Colle per andare a governare

L'offerta del leader M5s a Mattarella: Savona in squadra ma non al Mef. E monta la fronda

L'ultima carta di Di Maio: in ginocchio sul Colle per andare a governare

Dalla piazza al Palazzo. Dalla rivoluzione alla riconciliazione. Luigi Di Maio balla come una trottola, mutando posizione e linea politica continuamente. Tra minacce di impeachment e voto a luglio, il leader dei Cinque stelle sta finendo in un vicolo cieco. Una strada che trascina Di Maio in un vero psicodramma.

L'ultima mossa, disperata, l'ha compiuta ieri, con la richiesta di perdono, dopo lo scontro dei giorni scorsi, al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: nel primo pomeriggio, Di Maio ha incontrato il capo dello Stato, mettendo sul piatto, quasi in ginocchio, la testa di Paolo Savona per siglare la pace e far ripartire la trattativa per un governo politico. Nella diretta serale su Facebook, il grillino silura pubblicamente Savona, offrendo un'altra poltrona all'economista, indicato dal Carroccio per la guida del ministero dell'Economia. Se Savona fino a due giorni fa era un punto fermo, la sintesi tra Lega e M5s, oggi diventa l'arma di Di Maio per ritornare nella partita di governo. Il grillino è assediato da paure e incertezze: la leadership appare al capolinea. All'interno del M5s la fronda legata a Roberto Fico ha bollato come «inopportuna sia la guerra innescata contro il Colle che la scelta di evocare la piazza per mettere pressioni su Mattarella». I deputati vicini al presidente della Camera hanno disertato il comizio di Napoli, dando un segnale chiaro di dissenso alla linea politica.

Di Maio percepisce come la fiducia dei parlamentari grillini, riuniti ieri in assemblea, per scelte sbagliate, sia in picchiata. E sta provando a cambiare registro e strategia nel tentativo di salvare la leadership. In un'intervista a Fanpage, il capo politico del M5s disinnesca i cannoni per la manifestazione del 2 giugno, inizialmente puntati contro il Quirinale: «È una chiamata pacifica per tutti i cittadini che vogliono incontrarsi per ricordare il valore della nostra Costituzione, della Repubblica e della nostra sovranità da qualsiasi influenza esterna, altre nazioni, banche, agenzie di rating. Non è una piazza contro la Presidenza della Repubblica».

Anche sul voto anticipato, il leader dei pentastellati è costretto, suggerito da Davide Casaleggio e preoccupato dall'impatto sulle aziende delle impennate dello spread, alla giravolta. Aprendo anche all'ipotesi di una fiducia tecnica all'esecutivo guidato da Carlo Cottarelli, che faccia slittare il voto in autunno, con l'obiettivo di tranquillizzare i mercati. Se Savona dovesse fare il passo indietro, rimettendo in campo l'ipotesi di un governo politico, Di Maio sarebbe tentato dall'idea di cedere la poltrona a Palazzo Chigi a un esponente della Lega. Un valzer di contraddizioni e isterismi che comincia a preoccupare il gruppo parlamentare del M5s, che per la prima volta si schiera ufficialmente contro il leader. In tanti cominciano a lamentarsi per la piega che sta prendendo la vicenda legata al governo e che vede il Movimento quasi messo all'angolo. «Luigi devi ascoltare di più», avrebbe detto Paola Taverna. E un deputato di lungo corso ammette che «Di Maio ha fatto alcuni errori: la decisione a caldo di invocare l'impeachment, i toni subito troppo alti contro il Quirinale e ieri la marcia indietro con richiesta al Capo dello Stato di tornare a collaborare».

C'è già che si organizza in modo autonomo: due giorni fa a Palazzo Madama si è svolta una riunione segreta (assente il capogruppo Danilo Toninelli) tra una cinquantina di senatori M5s. Il più duro contro Di Maio, per la mancanza di chiarezza, pare sia stato Gregorio De Falco. Ma l'obiettivo del leader grillino non cambia: portare a casa una poltrona.

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