L'ultimatum di Rajoy: "Barcellona pericolosa. Autonomia a rischio"

Il premier minaccia il commissariamento: chiariscano entro 5 giorni. L'Ue con Madrid

L'ultimatum di Rajoy: "Barcellona pericolosa. Autonomia a rischio"

La politica catalo-spagnola, da ieri, è ufficialmente entrata nella stagione dei «pre». Carles Puigdemont, l'ostinato presidente della Catalogna che la vuole Repubblica, martedì sera davanti al suo Parlament ha pre-proclamato lo Stato indipendente, per poi sospendere l'indipendenza dopo soli 52 secondi. Un record. Una proclamazione interrupta, in attesa che qualcuno, dall'Ue, dalle Nazioni Unite, ma anche dall'invisa Spagna venga a tirarlo fuori dal pasticcio in cui si è voluto infilare.

Il suo tripartit traballante e variegato (destra, sinistra, centro tutti assieme e collerici), nelle frenetiche ore di consultazione con i due alleati più nazionalisti (Cup e Junts pel Sì), dava segni d'inevitabile rottura: la falange secessionista aveva intuito che Puigdemont non sarebbe andato fino in fondo davanti all'emiciclo. Rajoy ieri, si è anche lui pre-attivato, pre-attivando, anche, dopo la votazione in Parlamento, l'art.155 della Carta, che gli spagnoli, nella loro esagerazione, chiamano «bomba atomica». «Puigdemont faccia chiarezza sulla conferma della dichiarazione d'indipendenza e sulla sua entrata in vigore, perché così è un attacco pericoloso», ha detto Rajoy alle Camere, col pollice che sfiorava il bottone rosso dell'articolo atomico. Dichiarazione d'indipendenza-indipendenza, quindi fino in fondo e con tutti gli effetti, o dichiarazione sì, ma azzoppata da uno stop? Rajoy deve avere certezza per esautorarlo. E Puigdemont indugia ancora: «Trattiamo, ma senza condizioni». Rajoy: «Vogliamo offrire certezze ai cittadini spagnoli e catalani, per evitare la confusione generale. La risposta della Generalitat determinerà le decisioni che il governo prenderà nei prossimi giorni». Il premier spagnolo ha dato al leader indipendentista catalano Carles Puigdemont un ultimatum di cinque giorni per «confermare o meno se ha dichiarato l'indipendenza». . E dà una scadenza precisa: il governo spagnolo, nella richiesta che attiva l'articolo 155 della Costituzione, ha dato 5 giorni (fino a lunedì) al presidente catalano. Il governo catalano inoltre ha tempo fino a giovedì prossimi per rettificare ed evitare l'applicazione dell'articolo 155. Il primo ultimatum scade alle 6 del mattino del 16, il secondo alle 10 di mattino del 19. Ieri, Pedro Sánchez, il leader dei socialisti che ha rottamato Zapatero e Rubalgaba, ha ottenuto un «sì» dal premier a istituire una commissione di studio che possa cambiare la Costituzione del 1978. Un fatto che per Puigdemont apre un possibile cammino legale verso l'indipendenza.

Adesso, a parte il commissariamento della Catalogna che scatenerebbe una temibile rivolta, gli scenari possibili, sono che Cup e Junts sfiducino Puigdemont, costringendolo a nuove elezioni. Sarebbe una manna per il premier Rajoy e sarebbe il breve addio di Puigdemont alla politica: lo aspetta una condanna fino a 25 anni con interdizione a vita dal Parlament. Altro scenario, potrebbe essere la mediazione di un attore internazionale (si parla della Merkel che esercita molta influenza su Rajoy). E l'Europa fa fronte comune, schierata dalla parte di Madrid. «Sosteniamo gli sforzi di superare le divisioni e la frammentazione, di garantire unità e rispetto della Costituzione spagnola», ha detto il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. Io ministero degli esteri francese dice: «ogni dichiarazione di indipendenza sarebbe illegale». E gli fa eco la Germania: «illegale».

Il Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha poi anche sottolineato che «non tocca alla Ue fare mediazione: è un problema che riguarda il regno di Spagna e tocca al governo spagnolo affrontare e risolvere la questione». Bisognerà riportare Madrid ai toni pre bellici, mentre si accompagna la Generalitat al voto, dopo l'annullamento della proclamazione.

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