«L'unità del centrodestra è nei fatti e nella storia. Governiamo insieme da 30 anni e oggi siamo alla guida di 14 regioni. Purtroppo, in assenza di unità, l'unica carta che può giocare il centrosinistra è la demonizzazione dell'avversario».
Onorevole Deborah Bergamini, come ha fatto il centrodestra a ritrovare l'unità dopo le tensioni sul Quirinale?
«Quando si è una coalizione da molti anni la coesione prevale sempre. C'è unità sul metodo, sugli obiettivi e naturalmente sul programma visto che stiamo armonizzando le nostre proposte. È lampante la differenza rispetto alla sinistra dove si mette insieme una coalizione mappazzone, che va da Calenda a Letta passando per Fratoianni, e si rincorre un'idea aritmetica della politica».
La strategia del centrosinistra è sempre quella della demonizzazione. Pensa che possa produrre risultati?
«Di sicuro è funzionale a giustificare la formazione di coalizioni variegate e improbabili. Purtroppo quando non si ha un'idea di Paese, la scorciatoia migliore è attaccare e demonizzare. È uno schema che si ripete da 30 anni. E' un peccato non potersi confrontare sui contenuti. Probabilmente perché a sinistra non ce ne sono. Sarebbe anche un modo per riconciliare la politica con i cittadini».
Le è dispiaciuto l'addio di Mara Carfagna e Mariastella Gelmini?
«Quando si condividono battaglie molto difficili sotto la bandiera di Forza Italia certo che c'è dispiacere, ma non è solo questo. È davvero difficile immaginare Mara e Mariastella nella galassia della sinistra. Abbandonare la tua appartenenza politica per portare acqua al mulino della parte che hai sempre combattuto mi risulta illogico».
Il programma di Forza Italia riserva grande attenzione alle pensioni.
«Ho apprezzato che il presidente Berlusconi si sia subito concentrato sulle pensioni e, in particolare, quelle delle donne. È' una fascia di popolazione che rischia l'esclusione sociale anche per via delle nuove tecnologie. Oggi ci sono 17 milioni di pensionati che hanno perso capacità di spesa a causa dell'inflazione. Abbiamo dimostrato in passato di sapere cosa fare, portando le pensioni minime a un milione di lire, ora vogliamo fare lo stesso portandole a mille euro».
L'altro punto cardine è la flat tax. Riuscirete a renderla operativa?
«Abbiamo bisogno di farlo. Dobbiamo farlo! Abbiamo una delle pressioni fiscali più alte, questo blocca l'economia e le imprese. Con la flat tax per le Partite Iva abbiamo avviato un percorso virtuoso, ora vogliamo fare di più. Di certo siamo molto lontani da una sinistra che vuole introdurre nuove tasse e continua a vedere nella casa qualcosa da tassare ulteriormente».
Volete rivedere il reddito di cittadinanza. Per quale motivo?
«Ad oggi è costato 25 miliardi di euro.
Noi vogliamo aiutare chi rimane indietro, ma è sbagliato dal punto di vista concettuale sacrificare chi ha lavorato tutta la vita per premiare chi non lo ha mai fatto, disincentivandolo a misurarsi con il mondo del lavoro. Non bisogna dare soldi ai più giovani, bisogna incoraggiarli a mettersi alla prova».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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