Emmanuel Macron ieri ha perso la maggioranza assoluta all'Assemblea nazionale (289 seggi). E da un Eliseo in smart working, diventato palazzo fantasma, risponde che in Francia non c'è stata «nessuna penuria» di mascherine nonostante le proteste di medici e cittadini.
Il settimanale Marianne si chiede se i francesi non siano allora vittime di un'allucinazione collettiva. Ospedali che denunciano la mancanza dei dispositivi di protezione individuale, gilet gialli che sabato hanno fatto un timido ritorno in piazza. Ora, il risveglio della componente verde in Parlamento che non si riconosce più nel progetto trasversale che l'ha portato all'Eliseo nel 2017.
Stando ai numeri, 17 deputati di En Marche l'hanno scaricato: ieri gli ultimi 7. Pubblicamente. Hanno creato un nono gruppo in Parlamento e sbandierato i vessilli di quello che sembra un progetto alternativo a Macron. Supportati dall'ex ministro all'Ambiente Nicolas Hulot, gli onorevoli sono scesi dal treno in corsa di En Marche che sul Covid-19 rischia di deragliare.
Se il «verde» Hulot lasciò l'esecutivo nell'estate 2018, quella stessa scia di rottura si allarga creando un'altra macchia: stavolta in Parlamento. Un pit stop o qualcosa di più? Macron sdrammatizza su BfmTv: «Non mi sento isolato». «La maggioranza ha sempre la maggioranza», dicono i fedelissimi. Vero. Ma i numeri costringeranno il presidente a confidare sugli alleati: i centristi Modem e il piccolo movimento di centrodestra Agir che esprime il ministro della Cultura, sbilanciandolo a destra. «Un contrattempo politico», ammette la portavoce del governo Sybeth Ndiaye.
L'isolamento fisico a palazzo, causa coronavirus, si rispecchia in Parlamento: all'Eliseo su 800 persone ne restano 200. A Palazzo Borbone, da 314 deputati vantati a inizio legislatura, solo 288 sono ora al suo servizio. En Marche perde pezzi anche sul piano locale. Il capo dello Stato scende pure nei sondaggi post lockdown. Cresce invece il premier Edouard Philippe. Frizioni tra i due? L'Eliseo smentisce.
Macron pare indulgente anche nella polemica sulle scuole: 70 chiuse a meno di una settimana dalla riapertura, su 40mila. Intanto il neo movimento «Ecologia Democrazia Solidarietà» dice di non considerarsi «né nella maggioranza, né nell'opposizione». Pronto a farsi strada calamitando colleghi, punta ad arrivare a 40 membri. A eccezione dell'ex ministra dell'Ecologia socialista Delphine Batho, tutti gli scissionisti sono stati eletti sotto il vessillo di En Marche e facevano parte dell'ala «sociale» del movimento.
Ci sono poi eminenti «ex»: il dissidente candidato sindaco di Parigi Cédric Villani e Matthieu Orphelin, eletto sotto l'ala del «verde» Hulot, vero manovratore dell'operazione. Forza politica o presagio d'imminente tempesta sociale?
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