Madrid. Il Tribunale Superiore di Madrid (TSJM) dice «no» al confinamento che il governo Sánchez-Iglesias aveva ordinato alla Comunità di Madrid, ad alcuni quartieri della capitale spagnola dove l'incidenza del Covid-19 si è dimostrata altissima. I togati dell'alta corte madrilena hanno respinto l'ordinanza che da venerdì 2 ottobre imponeva nuove restrizioni alla mobilità degli spagnoli con un duro confinamento perimetrale che coinvolgeva anche nove città della regione.
Il verdetto dei giudici è arrivato dopo un lungo braccio di ferro tra il premier socialista Pedro Sánchez e la governatrice del Partito Popolare Isabel Ayuso che, da sempre, aveva rifiutato misure estreme nella sua comunità, benché i numeri di contagi e decessi fossero catastrofici da fine agosto. In particolare la Ayuso aveva rifiutato il confinamento parziale che, invece, chiedeva l'esecutivo per tutta la regione madrilena, con restrizioni per chi volesse entrare o uscire dall'autonomia, coprifuoco, chiusura del cinquanta per cento di negozi, bar e ristoranti, e permessi di circolazione soltanto ai lavoratori e agli studenti. Dopo settimane di scambi di accuse, la lite era finita sul piano ideologico, come una questione tra destra e sinistra, maggioranza e opposizione. Poi, la governatrice si era rivolta al Tribunale Superiore di Giustizia, chiedendo la fine del lockdown, ottenendo ragione.
Da giorni si erano levate, preoccupate, le voci di medici epidemiologici e dello stesso Salvador Illa, ministro della Salute spagnolo che aveva parlato di «una seconda ondata più pericolosa e letale di quella primaverile» e che «avrebbe reso, a breve, insufficienti i posti letto dei reparti d'emergenza Covid con conseguenze catastrofiche per il sistema sanitario locale».
La sola Madrid da sei settimane registra una media di 2.500 contagi di coronavirus ogni 24 ore, la metà dell'intera Spagna, di questi, il 60 per cento colpisce la comunità madrilena che ha 6,5 milioni di abitanti. In quest'area, ogni 100mila abitanti, il virus ne contagia tra i 600 e i 900: è una media altissima, la peggiore d'Europa, con la preoccupazione di Bruxelles che, nell'ultimo Consiglio dei capi Ue, aveva chiesto a Sánchez di fermare con qualsiasi mezzo l'epidemia, perché la Spagna era diventata il Vietnam europeo dei contagi. Anche se negli ultimi giorni si assiste a un calo: ieri sono stati 5.585 i nuovi contagi in tutto il Paese iberico.
Nel dispositivo giudiziario, l'ottava sezione della Sala dei Contenziosi, scrive che l'ordinanza del governo «colpisce i diritti e le libertà fondamentali». Intanto Madrid e le altre nove città con più di 100mila abitanti, tra cui Alcalá de Henares, Alcobendas, Alcorcón, Fuenlabrada, Getafe, Leganés e Móstoles, libere dall'ordinanza, sono tornate alla quasi normalità, in mezzo a stupore, dubbi e disorientamento dei suoi abitanti. Sánchez, appresa la notizia, ha comunicato in serata che valuterà se imporre lo «Stato d'emergenza sanitaria», pur non abbandonando il dialogo con la governatrice Ayuso.
Si annuncia un nuovo braccio di
ferro, sulla pelle degli spagnoli. La sentenza di Madrid, infatti, potrebbe fare da esempio alle altre regioni chiuse per epidemia e invogliare governatori e sindaci a ricorrere ai tribunali per eludere le leggi di Madrid.
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