Di Maio con la Polizia, Fico no: il gioco delle parti M5s

Si contraddicono a vicenda, ma così coprono tutto l'arco degli elettori pentastellati

Di Maio con la Polizia, Fico no: il gioco delle parti M5s

Roma - Di Maio che contraddice se stesso. Fico che contraddice Di Maio. Uno che sta con la polizia, l'altro che l'attacca. Il primo difende la Raggi, il secondo no. È il gioco dei Cinque Stelle, ed è pure il gioco delle parti. Per primo è partito «Giggino» con i suoi svincoli micidiali. Luigi Di Maio scivola, s'incarta, s'arrampica, scompare. Poi però riappare, sempre. «Sarà lui il prossimo premier, con Di Battista presidente della Camera e qualcosa si troverà anche per Fico», si ostinano a dire le voci interne.

Di Maio dice tutto e il contrario di tutto, dà ragione alla polizia costretta ad intervenire nel vuoto amministrativo lasciato dalla giunta Raggi. Però nella stessa frase dà ragione pure alla sindaca di Roma, ricorda che lei deve «occuparsi dei romani». Di Maio sta con Virginia, ma pure con l'ultimo assessore cacciato dalla sindaca, almeno a sentir quello che va raccontando Andrea Mazzillo. Che aggiunge: «Raccoglierò l'invito del vicepresidente della Camera e con i militanti apriremo un tavolo di discussione su Atac». Peccato che poche ore dopo Di Maio trovi il tempo di cambiare un'altra volta idea: la voragine debitoria dell'Atac verrà affrontata portando l'azienda del trasporto pubblico romano verso il «concordato preventivo». È l'ipotesi che Mazzillo non ha mai voluto accettare. Così all'alba sorge un dubbio legittimo: possibile che la stella del piccolo leader Cinque Stelle si sia all'improvviso offuscata? «Possibile che Di Maio non sia riuscito a salvare Mazzillo?», chiedono i militanti. Possibile che non ci abbia neppure provato, raccontando a tutti una verità differente: una per Grillo e Casaleggio, un'altra per Raggi, una terza per Mazzillo e i suoi. Il vicepresidente della Camera ha sempre le scarpe ben lucidate e ne ha molte paia a disposizione. Le sceglie in base all'occasione, come ha appena dimostrato sul caso dell'abusivismo. «Forza Italia e Pd sono la causa di tutti gli abusi e sanatorie in Italia. Oggi dovrebbero star zitti e piangere i morti, non sciacallare», ha scritto su Twitter il 22 agosto, commentando il terremoto di Ischia. Però, due settimane fa, aveva spiegato: «Se l'abusivismo è colpa della politica la casa resta un diritto». Di Maio contraddice se stesso, Di Maio contraddetto dai compagni del Movimento. Sempre sugli sgomberi di piazza Indipendenza «Giggino» sostiene: «Penso che lo Stato si debba far rispettare e la polizia ha fatto di tutto per evitare il peggio» e sottolinea come «una soluzione alternativa sia stata trovata». Poi si incarta, dimentica che toccava alla sua sindaca trovare una risposta e ammette l'assenza di una controproposta grillina: «Penso vadano sgomberati in questo caso, ma occorre dare un'alternativa». Appunto, quello che non ha dato la giunta Raggi. E appena Di Maio finisce di parlare contro sé stesso, ecco che inizia a contraddirlo un altro piccolo leader. È Roberto Fico, che si dissocia dall'operato della polizia e contrattacca: «Uno Stato che si organizza in questo modo per sgomberare da un palazzo abitato da bambini, donne e uomini che hanno oltretutto lo status costituzionale di rifugiati è uno Stato che non mi rappresenta. La mediazione culturale e il dialogo si attuano ad oltranza.

Il questore di Roma e il prefetto di Roma hanno sbagliato e queste sono tutte nomine di responsabilità governativa. Il governo ne tragga le dovute conseguenze». Il populismo grillino è così: ha una parola buona per ogni elettore.

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