All'interno del governo si registrano forti malumori a causa del blocco di alcune commesse (con contratti già firmati e con il via libera della Difesa) con Egitto, Emirati arabi e Arabia Saudita a imprese italiane. Prova ne sono i recenti interventi e le dichiarazioni del sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè sia sulla necessaria riforma della legge 185 che sull'operato del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che «hanno nuociuto gravemente al sistema Paese».
Sulla questione interviene anche l'altro sottosegretario alla Difesa, la leghista Stefania Pucciarelli.
«Il problema del ministero degli Esteri - chiarisce - è a 360 gradi. Lo è stato la vicenda della morte del comandante della nave Ital Libera, per la cui salma è stato negato lo sbarco in diversi porti, così come quella legata all'aggressione dei pescherecci italiani da parte della Libia. In ogni partita dove c'è di mezzo il ministero degli Esteri è un pianto. Il nostro export, peraltro, va a picco perché tranne le commesse fatte da Fincantieri con la cessione delle prime due Fremm all'Egitto, non si procede». E prosegue: «Quello della Difesa è un comparto che comunque è riuscito a lavorare in epoca Covid, con aziende leader nel settore e all'avanguardia a livello internazionale. Se sia per incapacità di gestire il tema Esteri non lo so, ma sono molto preoccupata di questa deriva». E ancora: «Nell'incertezza in cui viviamo anche l'Uama (Unità per le autorizzazioni per i materiali di armamento) è ingessata. Ci sono aziende e famiglie che rischiano il posto di lavoro».
Guido Crosetto, presidente di Aiad (Federazione aziende italiane per l'aerospazio, la Difesa e la Sicurezza), specifica che il vero tema è quello legato «all'Uama, che dipende dall'indirizzo politico, nel senso che i rapporti con i Paesi da questo dipendono. La questione è esplosa quando i funzionari hanno avuto avvisi di garanzia per le autorizzazioni concesse ad esempio ad Arabia Saudita ed Emirati, antecedenti la guerra in Yemen e con contratti che erano in divenire anche quando è scoppiata». Per Crosetto «nessuna nazione al mondo blocca contratti in essere. Il problema è più ampio, al di là dell'industria della Difesa, perché quei Paesi considerano la mancanza di cooperazione in quel settore da parte dell'Italia una presa di posizione sul rapporto tra le nazioni. Il no in quel settore significa interrompere la cooperazione a 360 gradi con l'Italia. Sanno benissimo - prosegue - che non è una scelta industriale, ma politica. Stiamo perdendo quindi molto economicamente e come Pil, anche al di fuori del settore della Difesa».
E dice ancora: «Per sparare addosso a Renzi alla famosa conferenza in Arabia Saudita, si è fatto un tale clamore politico e mediatico che alla fine le procure,
come succede quando c'è qualcosa che fa notizia, si muovono. Dopo il caso di Renzi e le polemiche per Yemen e Arabia Saudita, l'intervento delle procure ha reso ancora più difficile qualsiasi movimento da parte di Uama».
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