Mancanza di regole e fatiche quotidiane: così si perde la testa

Sei a Ferragosto. Fuori dalle regole, che stancano, ma proteggono.

Mancanza di regole e fatiche quotidiane: così si perde la testa

Perché questa rabbia, questa violenza? Perché tutte queste morti, soprattutto giovani, nei giorni di Ferragosto? Feste cui si pensa tutto l'anno, e che poi arrivano improvvise, cariche di violenza. Quest'anno, ma anche quello di prima, e già da un pezzo. Perché? L'astrologia, molto più seria e fondata della tv (secondo Ernst Jünger, un tipo affidabile, vissuto fino a 103 anni, omaggiato da Kohl e Mitterrand), ricorda che siamo a metà dell'estate, e che ogni culmine è pericoloso, perché da lì comincia il precipizio. La psicoterapia conferma i rischi. Metà agosto è il momento in cui lo scompenso è in agguato. Anche per via del caldo, che sottopone l'organismo e la psiche a uno sforzo particolare, oggi ampiamente sottovalutato grazie pure a farmaci e droghe diffuse per contrastarlo.

C'è però altro, dietro alle crisi di rabbia disperata, che lasciano dietro di sé morti e feriti, vittime e stravolti colpevoli. Che il mattino dopo si ritrovano in carcere, con la testa tra le mani a chiedersi: perché l'ho fatto? Come ho potuto? E si arrovellano su come chiedere perdono. Non solo per opportunismo, non sempre. Il fatto è che più potente del caldo, molto più squilibrante per qualsiasi essere umano, soprattutto se giovane, è la mancanza. Di cosa? Di regole, di obblighi. Di fatiche da affrontare, quotidianamente, a ora fissa, cui non puoi sottrarti. Perché devi vendere frutta per vivere, tranquillizzare la fidanzata se non vuoi perderla, accontentare il principale se non vuoi trovarti in mezzo alla strada. Perché così è la vita, e così è sempre stata. E in fondo tu, da uomo o donna, lo sai benissimo, le tue cellule lo hanno imparato per millenni. Sai pure bene come affrontarla questa vita, anche se ti dà fatica. Ma anche la tranquillità, e la forza, dei paesaggi noti, legati alle cose vitali: il cibo, il sonno, il risveglio la mattina, riposato e pronto per un altro giorno.

Certo media e internet ti raccontano anche altro: successi mirabolanti a portata di mano, mari tropicali, nudi femminili ad altissima definizione. Ma un po' le vedi come fiabe per allocchi, un po' ami la fidanzata che raccomanda «la discoteca no», la mamma che supplica «però non drogarti», il papà che appoggia la sveglia mattutina con corsa in riva al mare. Sensato, accettabile. Poi però c'è il Ferragosto. Con le sue stancate pazzesche, i ritardi low cost, i bidoni degli affittacamere, le rapine della camere libere. E la rabbia sale. Anche la fatica, ma diversa da quella di tutti i giorni. Una fatica arrabbiata. Perché non ti stai divertendo, ti stai riempiendo di porcherie, non vorresti neppure svegliarti. Ma almeno di pomeriggio ti tocca. Il gruppo lo vuole. Come tocca, di notte, la discoteca, anche se prima fuori da lì hai visto uno con la pancia aperta. A quel punto, non lo sai, ma sei pronto per trovare l'altro arrabbiato di Ferragosto.

Quello strafatto di tutto che arriva come un razzo su un Suv e ti spiaccica perché neppure ti vede. O quell'altro, che ti ammazza nella disco, chissà perché.

Sei a Ferragosto. Fuori dalle regole, che stancano, ma proteggono.

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