Chissà quanto sarà orgoglioso Vladimir Putin dei suoi uomini. Sergei Shoigu e Valery Gerasimov, ex ministro della Difesa e capo di Stato maggiore, faranno fatica ad uscire dai confini della madre patria Russia ma sai che soddisfazione aver emulato il leader. Così come accaduto con il loro capo infatti, anche per loro è stato emesso un mandato di cattura internazionale dalla Cpi per crimini di guerra e contro l'umanità. Una decisione accolta, naturalmente, con favore da Kiev e con sdegno da Mosca e che segna un'ulteriore spaccatura tra la Russia e l'Occidente. Sancita ulteriormente dal blocco deciso da Mosca di numerosi siti web occidentali, tra cui alcuni italiani, come ripercussione dell'oscuramento europeo di portali propagandistici.
Nel dettaglio, i giudici della Corte penale internazionale dell'Aia, nell'ambito dei crimini contro i civili, nella sezione istruttoria presieduta dal giudice italiano Rosario Salvatore Aitala, contesta a Shoigu e a Gerasimov crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Ucraina «tra il 10 ottobre 2022 e almeno il 9 marzo 2023», quando, come avviene quasi quotidianamente sono stati colpiti dai russi obbiettivi civili. «Danni derivanti da atti disumani», si legge nella sentenza che accusa i due alti ufficiali di essere direttamente responsabili e anche di non aver controllato le proprie truppe. Nel dispositivo si specifica peraltro che gli stessi comportamenti sia in atto anche in questi giorni. Fatto peraltro noto. «Importante decisione della Corte Penale Internazionale», commenta Kiev con il presidente Zelensky che rincara la dose: «Ogni criminale coinvolto nella pianificazione e nell'esecuzione degli attacchi in Ucraina deve sapere che sarà fatta giustizia. Speriamo di vederli dietro le sbarre, nessun grado militare può proteggere i criminali russi dalle loro responsabilità», ha commentato. «È solo un altro atto della guerra ibrida dell'Occidente contro la Russia», ha invece replicato sprezzante il Consiglio di Sicurezza nazionale russo di cui peraltro Shoigu è ora il segretario.
Non è un caso che proprio ieri la Russia abbia bloccato l'accesso sul suo territorio ai siti di diversi media europei, tra cui gli italiani Rai, La7, La Repubblica e La Stampa, in risposta all'oscuramento dei vati Ria Novosti, Izvestia e Rossiyskaya Gazeta che diffondevano notizie di propaganda di regime. In totale Mosca ha bloccato 81 media dell'UE, con la Francia principale bersaglio. Dura la reazione del nostro ministero degli Esteri che in una nota ufficiale esprime rammarico per «una misura ingiustificata». «La dirigenza della Federazione Russa è impegnata in azioni che sono contrarie al diritto internazionale e a ogni principio di legalità e di convivenza civile.
Tutto questo non verrà cancellato dai divieti imposti ai media e ai giornalisti italiani e di tutto il mondo», continua la nota. Guarda caso, proprio mentre il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov dice che non ci sono i presupposti «per normalizzare il dialogo con l'Occidente». Che sorpresa.
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