
La polemica sul trattamento riservato da Romano Prodi alla cronista di Mediaset Lavinia Orefici, alimenta i sospetti di una guerra sotterranea tra il Professore e la segretaria del Pd Elly Schlein. Voci, dubbi, complottismo. Con il corpaccione dem, soprattutto di rito riformista, che è rimasto spiazzato dalla messa in onda, da parte di DiMartedì, del video che prova il contatto fisico tra Prodi e la giornalista. Il fatto che a trasmettere il filmato sia stata una trasmissione di certo non tacciabile di vicinanza al centrodestra, è benzina per il confronto interno ai dem. E non manca, nel Pd, chi evoca trame che vedrebbero la tensione sottotraccia tra la segretaria e il suo (ex) mentore dietro la diffusione del video definitivo sul caso Prodi-Orefici. «Schlein vuole impallinare Prodi come i 101 sul Quirinale?», si chiedono i maliziosi.
Il filmato è inequivocabile e costringe Prodi a delle scuse a metà, con una tempistica tardiva. «Mi sono reso conto, vedendo le riprese, di aver trasportato quasi meccanicamente quel gesto in un ambito diverso. Ho commesso un errore e di questo mi dispiaccio. Ma è evidente dalle immagini e dall'audio dice Prodi - che non ho mai inteso aggredire, né tanto meno intimidire la giornalista». Il Professore poi butta la palla in tribuna. «Questa vicenda mi offre l'occasione per una riflessione che forse è utile. Penso sia un diritto di ciascuno, non importa affatto quale ruolo abbia ricoperto nella vita, rivendicare la propria storia e la propria onorabilità e non accettare, come un destino inevitabile, la strumentalizzazione e persino la derisione dilaganti, anche grazie alla potenza della Rete. Come se un'intera vita non contasse, come se il futuro non esistesse», abbozza una difesa Prodi. Dalla sinistra dem arriva l'attacco di Pier Luigi Bersani: «Prodi ha fatto un gesto da nonno, ma la giornalista non è sua nipote e certamente c'è stato qualcosa di indelicato e sbagliato». E tornando alla sfida con Schlein, oltre alle voci, basta mettere insieme i fatti per avere dimostrazione di come il clima, tra l'ex premier e la leader, non sia proprio sereno. E i sospetti sul video di Prodi trasmesso dal talk show di La7 non sono altro che la cartina di tornasole di una frattura più profonda.
Con Schlein segretaria, dopo i consigli bonari, da Prodi sono cominciati ad arrivare i distinguo. Infine le bordate. Qualcosa, tra Prodi e la leader del Pd, comincia a scricchiolare l'anno scorso, in piena campagna elettorale per le europee. «La candidatura dei leader in Ue è una ferita alla democrazia», il rimbrotto dopo la discesa in campo di Schlein alle europee. L'escalation è proseguita, a fasi alterne, per tutto l'anno. Con il culmine nelle ultime intemerate. Prodi ha detto che Schlein non potrebbe essere il candidato premier per il centrosinistra, ha poi sottolineato che «serve un'area progressista competitiva e che oggi non esiste un'alternativa di governo».
Non a caso, alcune delle difese più sperticate nei confronti di Prodi, anche dopo il video-verità di DiMartedì, sono arrivate dalla minoranza dem. E l'ex premier, ieri, si è precipitato a Bruxelles, dove ha anche incontrato Pina Picierno, insieme alla delegazione Pd.
«È sempre un piacere confrontarsi con Romano Prodi: la sua esperienza e la sua visione sono una guida costante», il commento su X dell'europarlamentare, sempre più punta di diamante dei riformisti anti-Schlein. Sorprende, invece, la presa di distanza di Laura Boldrini: «Prodi ha sbagliato, non doveva fare quel gesto».
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