Manovra al rush finale. Giorgetti respinge l'assalto

Entro venerdì il voto in aula sulla legge di Bilancio, esclusa la fiducia. Il ministro in audizione alla Camera

Manovra al rush finale. Giorgetti respinge l'assalto
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È la stretta finale, il conto alla rovescia e l'ultimo miglio per arrivare alla chiusura della manovra. Oggi alle 11 si riparte con l'esame del testo in Commissione Bilancio a Montecitorio, con l'approdo in aula previsto per domani dalle 9 alle 24. Venerdì 29 i lavori proseguiranno dalle 9 fino alle 17, orario in cui scatteranno le dichiarazioni di voto in diretta televisiva con la chiusura prevista per le 19.

Non ci sarà la blindatura della fiducia, ma non è prevista alcuna modifica al testo approvato giovedì in Senato così da evitare l'esercizio provvisorio. In Commissione la manovra è attesa da oltre mille emendamenti di cui 350 del Pd e 325 del Movimento Cinquestelle. Le opposizioni pretendono siano votati uno per uno, sono pronte all'ostruzionismo, con riserva di ripresentazione delle richieste di modifica in aula. Stando al calendario, la commissione concluderà i suoi lavori alle 19 con il voto sul mandato ai relatori, Paolo Trancassini (FdI), Roberto Pella (FI) e Silvana Comaroli (Lega).

Oggi l'attenzione pubblica sarà puntata anche sull'audizione in Commissione Bilancio del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. La convocazione è stata chiesta a gran voce dalle opposizioni che vogliono provare a stringere d'assedio il titolare del dicastero di Via XX Settembre sul Mes e sul Patto di stabilità. Ma il ministro ha già fatto sapere che il perimetro della discussione è stato tracciato in maniera chiara e non risponderà a domande che non riguardino la legge di bilancio. Una richiesta che difficilmente verrà rispettata e che lascia facilmente prevedere un confronto dai forti toni polemici.

Se i commissari vorranno - ha spiegato il sottosegretario all'Economia Federico Freni - il ministro riferirà sugli altri argomenti dopo la chiusura della sessione di bilancio. Facile prevedere che il tema del Meccanismo Europeo di Stabilità - che Giorgetti avrebbe preferito che venisse approvato - diventerà centrale anche nella conferenza stampa di fine anno di Giorgia Meloni, prevista per domani. Ma per chiudere il cerchio di una serie di partite tra loro collegate, bisogna anche guardare all'ultimo Consiglio dei ministri dell'anno dedicato al Milleproroghe, misura in cui potrebbero essere inserite alcune delle richieste più strategiche escluse dalla manovra. In particolare Forza Italia appare decisa a utilizzare questo veicolo normativo come camera di compensazione per andare in soccorso di quei cittadini rimasti prigionieri del Superbonus con lo stato dei lavori in via di ultimazione. «L'auspicio è che alla Camera vengano rispettati i tempi e gli accordi presi nella conferenza dei capigruppo e si lavori nel segno della responsabilità» commenta Roberto Pella capogruppo azzurro in Commissione Bilancio. «Per alcune rivendicazioni avanzate dai partiti ci sarà poi tempo e modo di valutarle e affrontarle nel Milleproroghe».

Sullo sfondo fa discutere una telefonata, raccontata da Repubblica, da parte dei vertici dei Cinquestelle a Luigi Di Maio per sondare un possibile gioco di sponda sul Mes dopo l'affondo lanciato in aula da Giorgia Meloni. «Onestamente non mi risulta nessuna telefonata» dice Giuseppe Conte.

Ma Di Maio, oggi inviato dell'Ue nel Golfo Persico, parlando con l'Ansa fa capire di essere stato contattato. «Non è una polemica che mi riguarda. Chi mi ha chiamato nei giorni delle dichiarazioni in aula del premier Meloni, è libero di dirlo se vuole».

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