Marina Berlusconi chiude le polemiche. "Ho solo denunciato le persecuzioni a papà. L'ho fatto da figlia Rispetto per Meloni"

I rumours, le scintille, il botta e risposta a distanza, la delusione dell'una o dell'altra parte

Marina Berlusconi chiude le polemiche. "Ho solo denunciato le persecuzioni a papà. L'ho fatto da figlia Rispetto per Meloni"
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I rumours, le scintille, il botta e risposta a distanza, la delusione dell'una o dell'altra parte. Tutto alimentato per 48 ore a mezzo stampa, a colpi di retroscena e malumori immaginari. E poi il fischio finale, una dichiarazione firmata da Marina Berlusconi che fa chiarezza e spazza via in un sol colpo la presunta irritazione da lei nutrita nei confronti di Giorgia Meloni.

«In questi giorni gli organi di informazione hanno ampiamente parlato della mia lettera inviata al Giornale, la cui unica motivazione era quella di denunciare, innanzitutto come figlia, la persecuzione giudiziaria subita da mio padre e il tentativo di operare su di lui una vera e propria damnatio memoriae» scrive la presidente della Fininvest. «Alcuni media però hanno voluto vedere dietro questa lettera intenzioni che non ho mai avuto, così come mi hanno incomprensibilmente attribuito reazioni che non ho mai provato di fronte a commenti del presidente Giorgia Meloni, per la quale nutro il massimo rispetto e la massima stima. Così stanno le cose. Tutto il resto sono strumentalizzazioni fuori dalla realtà».

Nel pomeriggio poi è la stessa Giorgia Meloni, rispondendo a una domanda di Affaritaliani.it, a ribadire che il caso è chiuso, anzi «non c'è mai stato un caso». Peraltro la stessa Meloni due giorni fa aveva avuto una cordiale telefonata con Marina Berlusconi in cui aveva smentito qualsiasi intenzione di aprire un fronte di polemica, mentre la manager aveva negato che ci fosse mai stata irritazione per le parole pronunciate dalla premier a Palermo, un colloquio sereno in cui le due non hanno mancato di sorridere e scherzare sull'accaduto. La famiglia Berlusconi, peraltro, ha storicamente ottimi rapporti personali con la presidente di Fratelli d'Italia e la stima reciproca non è mai mancata.

Ma qual è la genesi della nota di chiarimento di Marina Berlusconi? Tutto nasce da una sua lettera pubblicata da il Giornale il 17 luglio. «Caro direttore, ma la guerra dei trent'anni non doveva finire con Silvio Berlusconi? Dopo di lui, il tema giustizia non doveva tornare nei binari della normalità? No, purtroppo non è così». E poi: «Abbiamo diritto a una giustizia che, come si legge nelle aule di tribunale, sia uguale per tutti. Una missiva in cui aveva portato la sua testimonianza e una denuncia, innanzitutto come figlia. La persecuzione di cui mio padre è stato vittima, e che non ha il pudore di fermarsi nemmeno davanti alla sua scomparsa - scriveva -, credo contenga in sé molte delle patologie e delle aberrazioni da cui la nostra giustizia è afflitta».

La presidente del Consiglio, incontrando i giornalisti in prefettura a Palermo, al termine del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dalla premier, nell'anniversario dell'assassinio di Paolo Borsellino, aveva risposto a una domanda sulle parole della primogenita del fondatore di Forza Italia sull'inchiesta della procura di Firenze sul padre Silvio: «Con tutto il rispetto - erano state le parole di Giorgia Meloni - non posso considerare Marina Berlusconi un soggetto della coalizione, nel senso che non è un soggetto politico». Una frase che da alcuni quotidiani era stata letta come una sorta di presa di distanza, uno smarcamento o come una espressione di fastidio o malumore, qualcosa di più di un semplice no comment insomma. In filigrana qualcuno aveva letto nelle parole di Marina Berlusconi la volontà di sponsorizzare una riforma della giustizia declinata in senso più garantista, un intervento mirato in qualche modo a rafforzare le posizioni di Carlo Nordio, nei giorni in cui il ministro aveva rilanciato la questione del concorso esterno e spiegato la necessità di «tipizzare» un reato che, così com'è, galleggia in una zona grigia e pericolosa e non aiuta a perseguire la certezza del diritto. In realtà Antonio Tajani, dopo le parole della premier, aveva subito minimizzato bollando così la questione: «Ciò di cui parla Meloni è un fatto oggettivo». E anche Licia Ronzulli ieri, prima della lettera spazzadubbi, si è attestata sulla stessa linea: «Marina Berlusconi non è un soggetto politico?, la Meloni ha detto una ovvietà».

Alla fine è arrivata la stessa Marina a chiudere il caso, denunciando le «strumentalizzazioni fuori dalla realtà» e suggellando la chiusura di una vicenda dai contorni fantasiosi con un attestato di «massimo rispetto e stima» verso la presidente del Consiglio.

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