Mario Adinolfi: "Siamo al 3%, siamo il quarto polo"

Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, canta vittoria: "la media aritmetica dei risultati dice 4.51% escludendo i risultati di coalizione, mentre la media ponderata situa il Popolo della Famiglia al 2.96% nazionale, ovviamente in relazione ai soli comuni in cui ci siamo presentati”

Mario Adinolfi: "Siamo al 3%, siamo il quarto polo"

“Siamo al 3%”. Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, esulta per i risultati delle amministrative che arrivano dalle città in cui il suo movimento si è presentato e lo proietta come quarto polo a livello nazionale.

A Verona, il candidato Filippo Grigolini prende il 3.36%, mentre a Padova Luigi Sposato ottiene l’1,56%. Va meglio Luca Grossi che, a Crema, consegue un più che discreto 2,9% ma il risultato migliore, tra le grandi città, è senza dubbio quello di Alessandria dove Emanuele Locci viaggia sul 7%. Deludente, invece, il risultato di Genova dove Stefano Arrivi si ferma allo 0,4%. Laddove il Popolo della Famiglia si presenta in coalizione con il centrodestra come a Riccione, va al ballottaggio a sostegno del sindaco uscente Renata Tosi che, al primo turno, ha preso il 36% dei consensi.

“In questo momento –scrive Adinolfi su Facebook - la media aritmetica dei risultati dice 4.51% escludendo i risultati di coalizione, mentre la media ponderata situa il Popolo della Famiglia al 2.96% nazionale, ovviamente in relazione ai soli comuni in cui ci siamo presentati”. “In nessuna delle città elencate – aggiunge Adinolfi con una certa vena polemica - abbiamo trovato una lista di Alternativa Popolare di Alfano e Lupi, di Idea di Quagliariello e Roccella, di Energie per l'Italia di Stefano Parisi, dell'Udc di Lorenzo Cesa, dei Popolari di Mario Mauro, dei centristi moderati di Pierferdinando Casini. Non è che non hanno voti: semplicemente questi partitini pur presenti nel Palazzo, non hanno popolo”.

“I 'quattro gatti' del Popolo della Famiglia sono diventati centomila gatti, è un fatto incontrovertibile”, conclude Adinolfi prima di salutare i suoi elettori con un inconsueto: “A noi la battaglia, a Dio la vittoria”.

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