S ino a qualche mese fa, Matteo Renzi era il personaggio più popolare nell'ambito del centrosinistra (e non solo di quest'ultimo). Durante la sua permanenza al vertice dell'esecutivo, ha raggiunto livelli di consenso davvero notevoli. Poi, grossomodo nell'autunno dello scorso anno, la sua stella è sembrata appannarsi, come mostravano anche le analisi sulla fiducia nei personaggi politici. Sino alla sconfitta al referendum istituzionale del 4 dicembre, che ne provocò le dimissioni dalla carica di Presidente del Consiglio. Qualcuno gli suggerì allora di ritirarsi per un certo periodo. Ma Renzi restò nello scenario politico, in qualità di segretario del suo partito, il Pd, facendosi sostituire alla guida dell'esecutivo da Paolo Gentiloni, già ministro degli Esteri. Quest'ultimo ha condotto il governo con uno stile per molti versi differente, se non opposto, a quello del suo predecessore. Alle frequenti dichiarazioni, talvolta roboanti, di Renzi, ha contrapposto un tono volutamente sommesso, un atteggiamento spesso visto come silente o comunque più diplomatico.
Ebbene, le ultime rilevazioni sull'opinione pubblica mostrano come questo «cambio di passo» sia stato molto apprezzato da quest'ultima che, in particolare nell'ambito cruciale dell'elettorato di centrosinistra, ha finito col preferirlo all'ex sindaco di Firenze. Tanto che in un sondaggio condotto questa settimana dall'istituto Eumetra Monterosa (intervistando un campione rappresentativo dei cittadini al di sopra dei 17 anni di età), alla domanda «Chi preferirebbe come capo del governo dopo le prossime elezioni?», le indicazioni per Gentiloni superano nettamente quelle per Matteo Renzi.
Il quesito è stato posto al solo elettorato di centrosinistra, assieme a coloro che si dichiarano ancora indecisi sulla scelta elettorale, al fine di saggiare specificatamente la leadership di quest'area politica. Molti (quasi il 42%) degli intervistati non hanno saputo o voluto indicare un nominativo, un altro indice questo della persistente grande indecisione (e, in certi casi poca chiarezza di idee) presente tra gli elettori (non solo, beninteso, quelli di centrosinistra) che è anche confermato dal fatto che, nei sondaggi sulle intenzioni di voto dell'elettorato nel suo insieme, una larga parte degli intervistati non esprime una preferenza.
Ma esaminando le scelte di chi ha dato un'indicazione al quesito sulla futura leadership governativa, emerge, come si è detto, la netta prevalenza delle opzioni per Gentiloni.
In particolare, nell'ambito dell'elettorato orientato al centrosinistra e di quello ancora indeciso su cosa votare, l'attuale capo del governo è stato prescelto come miglior possibile futuro presidente del Consiglio da più di un rispondente su tre (il 33%, al netto, come si è specificato, di chi non ha risposto alla domanda), mentre Renzi ha ottenuto il 22%, grossomodo un terzo in meno. Una distanza considerevole che conferma, ancora una volta il significativo declino di popolarità subito in questi mesi da Renzi e la parallela crescita di consenso dell'attuale presidente del Consiglio. Tra le restanti indicazioni, si rilevano come relativamente diffuse, quelle per Enrico Letta (che ottiene l'11% malgrado abbia dichiarato di non volere rientrare nell'agone politico, ma che resta, con tutta evidenza, molto stimato nell'ambito del centrosinistra, con una accentuazione tra le persone meno giovani), per Giuliano Pisapia (7%) e per Marco Minniti (7%), che si rivela una sorta di «astro nascente» di questi ultimi mesi.
Gentiloni appare in una certa misura più «gettonato» dalle persone in età più matura, mentre Renzi trova un maggior successo relativo tra i più giovani, pur mantenendo, anche tra questi ultimi, un deficit di consenso che lo separa dall'attuale presidente del Consiglio.
È significativo notare come prendendo in considerazione i soli elettori del Pd, la differenza tra i due si attenua, ma rimane comunque presente, seppure in misura meno considerevole. Viceversa, Gentiloni appare decisamente più indicato tra il vasto pubblico costituito da chi è ancora indeciso su cosa votare. In altre parole, Renzi sembrerebbe basare la sua popolarità più nell'ambito del suo partito, tra i voti già acquisiti, mentre Gentiloni riesce a «pescare» in misura maggiore nei settori di votanti meno strettamente legati al Pd.
La designazione del futuro presidente del Consiglio dipenderà naturalmente dall'esito delle elezioni che è tuttora ignoto e
per il quale i sondaggi attuali indicano l'assenza di una netta maggioranza parlamentare. Ma la prevalenza di consensi oggi rilevata per Gentiloni suggerisce se non altro una riflessione sulla futura leadership nel governo.
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