Maxi retata a Hong Kong. In carcere per due fiori nel giorno di Tienanmen

Raffica di arresti tra i movimenti democratici. La leader Chan Po-ying aveva due steli e una candela

Maxi retata a Hong Kong. In carcere per due fiori nel giorno di Tienanmen
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Vietato commemorare Tienanmen. La polizia di Hong Kong, schierata massicciamente con 6000 agenti, ha arrestato almeno dieci manifestanti con l'accusa di intenti «sediziosi» che ieri ricordavano il 34esimo anniversario della sanguinosa repressione cinese.

Tra loro Chan Po-ying, leader della Lega dei socialdemocratici che è uno degli ultimi gruppi di opposizione rimasti attivo. L'attivista aveva in mano una piccola candela a Led e due fiori quando è stata sequestrata dalla polizia assieme alla 67enne Alexandra Wong, nota attivista soprannominata «Nonna Wong», all'ex presidente dell'Associazione dei giornalisti di Hong Kong Mak Yin-ting e a Leo Tang, ex leader dell'ormai sciolta Confederazione dei sindacati.

Pochi minuti dopo gli agenti hanno montato una tenda al centro del Victoria Park dove si tenevano le manifestazioni per interrogare le persone coinvolte. Come un uomo che si trovava seduto su una panchina con una candela spenta. Mentre lo portavano via ha fatto in tempo a dire: «Ho alzato una candela. Sono stato preso solo perchè ero seduto lì». Anche semplici ciclisti di passaggio in Piazza Tienanmen sono stati fermati e controllati, al pari di luoghi in cui recentemente si sono svolte altre proteste: una serie di presidi della polizia sono stati organizzati su un ponte a Pechino dove è stato srotolato uno striscione e a Wulumuqi Street a Shanghai, dove le manifestazioni si sono svolte nel novembre scorso.

Ma perché Hong Kong? Per anni è stata l'unica città cinese a organizzare una commemorazione, ma dal 2020 la veglia in ricordo dei mille cittadini trucidati nel 1989 in piazza Tienanmen a Pechino è stata vietata e il parco interdetto al pubblico, finanche con transenne e recinto metallico. Quest'anno nel Victoria Park sono spuntati addirittura alcuni gruppi filo-cinesi che hanno organizzato fiere enogastronomiche come facciata per i sit in di celebrazione dell'anniversario del passaggio di Hong Kong dalla Gran Bretagna alla Cina, a dimostrazione di una strategia comunicativa precisa che affianca chirurgicamente l'intervento delle forze dell'ordine.

Attenzionati anche i social network, dopo che l'ambasciata inglese a Pechino aveva pubblicato la prima pagina del Quotidiano del Popolo del 4 giugno 1989, con le immagini degli ospedali invasi dalle vittime: poco dopo la stessa ambasciata ha twittato che la notizia era stata rimossa. Secondo gli attivisti di Hong Kong l'iniziativa della polizia rientra in una più ampia campagna del governo di Xi Jinping per soffocare il dissenso nella città a cui erano state promesse libertà continue per 50 anni con la formula «un paese, due sistemi». La portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning, interrogata sulla risposta del governo agli eventi in tutto il mondo per celebrare l'anniversario, ha detto che il governo era già «giunto a una chiara conclusione sui disordini politici alla fine degli anni '80».

Pechino ha lavorato intensamente negli ultimi decenni per cancellare, anche da internet, le tracce di quel 4 giugno di 34 anni fa ma non è stato sufficiente, perché la mobilitazione mondiale si è ugualmente verificata. Veglie in Nordamerica, Taipei, New York, Berlino e Londra: nella capitale inglese ieri si è svolta una speciale rievocazione a Trafalgar Square, mentre a Taiwan, altro luogo simbolo del potere tracotante di Pechino, gli operai hanno riprodotto il «Pilastro della vergogna». Il vicepresidente William Lai, candidato del Partito Democratico Progressista al governo alle elezioni presidenziali del prossimo gennaio, ha scritto sulla sua pagina Facebook che quanto accaduto a Pechino nel 1989 deve essere discusso e ricordato.

Il motivo di tanta caparbietà si ritrova nella parole di Sky Fung, segretario generale della ONG Hong Kong Outlanders, con sede a Taiwan: «La storia e la memoria non saranno cancellate facilmente. La scintilla è ancora nei nostri cuori».

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