Meloni: "Un atto voluto dei pm. Danno all'Italia, divento matta"

La premier cita Penelope e attacca: "Certi giudici vogliono governare, allora si candidino". Al Csm arriva l'esposto dei cinque consiglieri laici contro Lo Voi

Meloni: "Un atto voluto dei pm. Danno all'Italia, divento matta"
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«Era chiaramente un atto voluto». Quello di Giorgia Meloni è un affondo frontale, che punta dritto al procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi, il magistrato che ha firmato l'informazione di garanzia alla premier, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e ai ministri Carlo Nordio (Giustizia) e Matteo Piantedosi (Interno), ipotizzando il reato di favoreggiamento e peculato per la scarcerazione e il rimpatrio del generale libico Najeen Osama Almastri. Perché, aggiunge respingendo al mittente le argomentazioni di chi sostiene si sia trattato di un atto dovuto, «tutti sanno che le procure hanno la loro discrezionalità», come è «dimostrato dalle numerosissime denunce fatte dai cittadini contro le istituzioni nei tempi del Covid». E aggiunge: ci sono «alcuni giudici che vogliono governare», ma in questo caso è bene «si candidino alle elezioni» perché «il problema è che se io sbaglio gli italiani mi mandano a casa, se sbagliano loro non succede nulla».

Dopo il video di martedì scorso con cui Meloni aveva di fatto dato lei la notizia dell'indagine, la premier conferma l'intenzione di giocare all'attacco. L'occasione è l'ottava edizione dell'evento «La Ripartenza, liberi di pensare», ideato da Nicola Porro e a cui interviene in video-collegamento. Toni e modi sono decisamente più distesi rispetto a tre giorni fa, tra sorrisi e qualche battuta. Ma nel merito la leader di Fdi è durissima. E punta il dito contro quel pezzo di magistratura («fortunatamente, sono pochi») che «rema contro». Meloni rivendica i risultati del governo su export, calo dello spread, andamento «record» della Borsa italiana e titoli di Stato e dice che questo è il risultato anche «della credibilità che faticosamente cerco di costruire» per l'Italia. È per questa ragione che «nel mese di gennaio ho fatto 73 ore di volo» solo per missioni all'estero. Poi però «mi ritrovo sulla prima pagina del Financial Times con la notizia che sono stata indagata» e «se in Italia i cittadini capiscono perfettamente quello che sta accadendo, all'estero non è la stessa cosa».

Insomma, quello che è accaduto è un «danno alla nazione» e «alle sue opportunità» e «questo mi manda ai matti». Perché - e il riferimento per nulla implicito è sempre alla magistratura - c'è chi prova a «smontare il lavoro che fai». «In confronto a me - la butta lì a sdrammatizzare - Penelope, la mitologica moglie di Ulisse, avrebbe tessuto le tende dello Stadio Olimpico».

Battute a parte, è del tutto evidente che la tensione tra Palazzo Chigi e la magistratura ha abbondantemente superato il livello di guardia. Tanto che potrebbe non essere solo la divisiva riforma della separazione delle carriere la miccia di quello che rischia di diventare un incendio. Sono molti, infatti, gli elementi critici della vicenda Almastri, compresa la sua gestione da parte dei servizi. Fino a un'inchiesta che non solo è arrivata a coinvolgere premier e sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'intelligence, ma che nasce dall'esposto dell'avvocato Luigi Li Gotti, difensore di molti pentiti di mafia negli anni tragici di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, su cui ha subito puntato l'indice il presidente del Senato Ignazio La Russa («non gli dedico neanche un secondo», ha replicato il diretto interessato). A firmare l'informativa di garanzia, infine, Lo Voi. Che con Palazzo Chigi ha avuto più di un attrito in questi mesi. Quello sui voli di Stato che in alcune occasioni Mantovano gli ha rifiutato per ragioni di costi, ma anche il presunto inserimento di un documento dell'Aisi su Gaetano Caputi, capo di gabinetto della presidenza del Consiglio, nel fascicolo a carico di alcuni giornalisti del Domani per rivelazione di segreto (con conseguente accesso delle parti alla documentazione in questione e classificata come «riservata»). Un fronte che potrebbe portare all'apertura di una pratica al Csm (ma su sollecitazione del Guardasigilli).

Intanto, però, sulla vicenda Almastri, sono i cinque consiglieri laici del centrodestra a Palazzo dei Marescialli (prima firmataria Isabella Bertolini) a chiedere di aprire una pratica nei confronti di Lo Voi. A loro avviso, infatti, non sussisterebbero affatto i presupposti per l'informazione di garanzia che la procura di Roma ha recapitato ai vertici del governo martedì scorso.

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