Meloni: basta accerchiamento. Ma per il Pos è retromarcia. Stop del Colle su Banca d'Italia

Sottotraccia e senza aprire fronti diretti, perché il ruolo impone prudenza nelle parole e nei movimenti

Meloni: basta accerchiamento. Ma per il Pos è retromarcia. Stop del Colle su Banca d'Italia

Sottotraccia e senza aprire fronti diretti, perché il ruolo impone prudenza nelle parole e nei movimenti. Ma con la convinzione che sia arrivato il momento di mandare messaggi chiari. A quarantacinque giorni dalla nascita del governo, Giorgia Meloni sceglie di giocare d'attacco. Pubblicamente si limita a un intervento istituzionale in video-collegamento a «L'Italia delle Regioni», incontro che si tiene a Milano, al Palazzo Lombardia. Ma in privato non nasconde il fastidio per quello che considera una sorta di «accerchiamento» su «qualunque iniziativa prenda il governo». «Sono a Palazzo Chigi da un mese e mezzo. Solo sei settimane - è la considerazione che affida a chi ha occasione di sentirla - in cui abbiamo preso in mano un Pnrr in affanno, abbiamo scritto a tempo di record la manovra e presenziato a un G20 dall'altra parte del mondo in cui abbiamo avuto bilaterali fondamentali con Biden e Xi Jinping». Quello che resta di tutto questo, è il senso dei ragionamenti della premier, sono però le polemiche su iniziative ampiamente annunciate in campagna elettorale. La frenata al reddito di cittadinanza e l'obbligo all'uso del Pos su tutti. Temi su cui la posizione di Fdi è sempre stata nota. E che oggi - da Palazzo Chigi - vanno necessariamente condivisi con i tanti interlocutori istituzionali che ha un governo in carica. A partire dall'Europa.

Meloni, insomma, ha ben chiaro che una cosa è stare all'opposizione, altra è governare. Però non è intenzionata a giocare di rimessa. Anzi, è sulla linea del replicare «colpo su colpo». Ed è per questo che manda avanti Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e da anni suo braccio destro. Che dopo pranzo, prima di entrare a Palazzo Chigi, si ferma lungamente a parlare con i giornalisti. Piazzando una serie di affondi niente affatto casuali. In ordine: sulla Banca d'Italia che aveva espresso critiche sulla manovra («Bankitalia è partecipata da banche private, ha una sua visione legittima»), sul reddito di cittadinanza («ho visto un filmato diffuso da Giuseppe Conte di una signora con sei figli che perderebbe il reddito, dovrebbe sapere che non è vero») e sull'autunno caldo («lo temiamo, la situazione è difficile in tutta Europa»). Con riferimenti indiretti a Mario Draghi (che evidentemente non può gradire la polemica sul Pnrr, né quella su Bankitalia) e a Forza Italia (vedi superbonus).

Ma sono le parole sulla Banca d'Italia - meditate, perché argomentate per ben due volte nel colloquio con i cronisti davanti all'ingresso di Palazzo Chigi - ad aprire un solco. Posizione a cui fa seguito la presa di distanza del vicepremier Antonio Tajani. Quella di Bankitalia sul tetto al contante, dice il ministro degli Esteri, «è la posizione di un funzionario in audizione» in Parlamento. Una linea, quella del governo, che non gradiscono in molti. Non apprezza Mario Draghi, non condivide il Quirinale. Che, anzi, informalmente non nasconde «perplessità» sulla posizione di Fazzolari. E auspica un cambio di marcia. Che arriva un'oretta più tardi. Con Palazzo Chigi che precisa non esserci alcuna tensione con via XX Settembre.

Quello che resta, è il cambio di marcia di Palazzo Chigi. Che quasi certamente dovrà cancellare tout court l'intervento sul Pos, impegno legato alla realizzazione del Pnrr. Ma che - è la linea della premier - sceglie di giocare d'attacco e non di rimessa. Senza però esporre in prima battuta Meloni.

Che - fanno notare dal suo entourage - resta impegnata sui dossier esteri: ieri l'incontro con il Re di Giordania, Abd Allah II di Giordania, oggi il vertice di Tirana tra Ue e Balcani e domani - subito prima di Natale oppure appena dopo - la visita di due giorni ai nostri militari di stanza in Iraq alla base di Erbil.

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