Gli scontri tra antagonisti e forze dell'ordine a Bologna, nel giorno (sabato scorso) in cui erano previste due manifestazioni e un sit-in continuano ad alimentare le polemiche e le recriminazioni, finendo anche in due interrogazioni parlamentari. Da un lato c'è il sindaco Matteo Lepore che accusa il governo di aver concesso spazio alle «camicie nere» nonostante la perplessità di Questura e Prefettura, dall'altro il Viminale che respinge le accuse al mittente ricordando che nel Comitato per l'ordine pubblico che ha gestito il programma delle manifestazioni c'era anche il sindaco.
Lepore ancora ieri insisteva per la tesi già avanzata a caldo: c'è la mano del governo, sostiene, dietro la decisione di permettere il corteo di Casapound in pieno centro. L'esponente dem ricorda che anche alcuni sindacati di polizia avevano avanzato perplessità sulla vicinanza delle due manifestazioni contrapposte. «Credo che la volontà di chi è venuto a manifestare con la camicia nera - commenta il primo cittadino - fosse quello di creare un caso e di far parlare di altro e non di quello che il governo non sta facendo in Emilia Romagna dopo l'alluvione».
Prima ancora che arrivasse la notizia della defezione della Meloni alla manifestazione per la Ugolini in programma ieri nel capoluogo emiliano, Lepore ha chiamato in causa la stessa premier: «Dovrà spiegare ai bolognesi come mai è stata presa la decisione di organizzare una manifestazione di questo tipo in pieno centro». Sulle «camicie nere» risponde la stessa Meloni intervenendo in video alla manifestazione per la Ugolini: «Questa è sempre stata la carta di disperazione della sinistra. Quando non hanno un progetto o una visione da raccontare giocano la carta dell'avversario impresentabile. Il pericolo fascista, si sa, scatta più o meno insieme alla par condicio, prima delle elezioni. Fortunatamente i cittadini hanno capito questo gioco e non funziona più». Sulle camicie nere poi un ultima frecciatina: «Non so a quali camicie nere si riferisca il sindaco di Bologna perché le uniche camicie che ho visto sono quelle blu dei poliziotti aggrediti dagli antagonisti amici della sinistra».
Anche il ministro Matteo Piantedosi (foto) torna sugli scontri di sabato dopo che il primo cittadino è arrivato a ipotizzare una strumentalizzazione della manifestazione di Casapound per eccitare gli animi degli antagonisti. «Sono stupefatto - replica il ministro dell'Interno -. Nessun divieto era stato richiesto, ma era stato solo dato mandato alla questura di negoziare tempi e percorsi della manifestazione, come del resto sempre avviene. Grave insinuare presunte regie o interventi da Roma. Confido che il termine della campagna elettorale riporti alla ragione e all'impegno istituzionale nell'esclusivo interesse dei cittadini».
«Gli unici fascisti rimasti- ribatte Matteo Salvini sempre dal palco bolognese - sono quelli dei centri sociali».
«Il sindaco Lepore sapeva tutto, il ministro dell'Interno lo ha smentito - aggiunge Tajani dallo stesso palco bolognese -. Si era concordato, camicie nere o camicie rosse l'importante è che ci siano le autorizzazioni e che si rispettino le regole».
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