«Giù le mani da Arianna». Sono le 11.55 di mattina e il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, pubblica sui social un post a sostegno della sorella della premier. «È una delle persone più oneste e trasparenti che abbia avuto il privilegio di incontrare nel mio cammino. Non ci indebolite! Non ci intimorite! Tutti con Arianna!», scrive su X. Dopo tre giorni di accesa polemica, sarà l'unica presa di posizione pubblica da parte di esponenti di Fratelli d'Italia sul retroscena de Il Giornale di domenica scorsa che raccontava gli intrecci per coinvolgere Arianna Meloni in un'inchiesta della magistratura.
Poi, più niente. Perché l'input che arriva da Palazzo Chigi è di non continuare ad alimentare polemiche. Giorgia Meloni ha detto la sua domenica scorsa in un colloquio con l'Ansa, Arianna ha fatto lo stesso lunedì con i quotidiani che erano appostati da giorni davanti alla masseria pugliese di Ceglie Messapica dove la premier è in vacanza. Il messaggio, insomma, è arrivato. Ed è inutile continuare a polemizzare, tanto che da La7 raccontano che Giovanni Donzelli - responsabile organizzazione di Fdi - avrebbe declinato un confronto per la puntata di oggi di In onda con Matteo Renzi (che per primo ha puntato il dito su Arianna Meloni).
D'altra parte i dossier veramente in campo sono altri e delicatissimi. Dall'Ue alla Rai, passando per la manovra. E saranno già affrontati la prossima settimana in un Consiglio dei ministri (il 27 o 28 agosto) che dovrebbe essere molto snello e dare il via libera all'indicazione del ministro Raffale Fitto come commissario europeo. È un passaggio non dovuto e solo di opportunità, ma - prima di mandare la lettera di designazione a Ursula von der Leyen che dovrebbe partire tra il 28 e il 30 agosto - Meloni vorrebbe farlo. C'è un tema di forma, ma anche una questione di merito. Perché al netto delle deleghe (coesione e Pnrr vengono ritenute a Palazzo Chigi adeguate), balla ancora il nodo delle vicepresidenze della Commissione. Non è chiaro se von der Leyen voglia indicare vicepresidenti (gli uscenti sono tre) e, nel caso, vice esecutivi (una differenza sostanziale, perché il vice esecutivo ha titolo giuridico per parlare e firmare facendo a tutti gli effetti le veci del presidente). Di tutto questo Meloni vorrebbe parlare con von der Leyen. Mentre non dovrebbe essere un problema il vaglio del commissario italiano al Parlamento Ue a ottobre (se le deleghe saranno confermate, nelle commissioni congiunte Coesione e Bilancio). Con Fitto in campo, infatti, ci sarebbe il sostegno del Ppe, ma pure l'appoggio dei liberali di Renew e la non ostilità dei socialisti di S&D.
Sempre in chiave europea, altra questione è quella della presidenza di Ecr, il partito dei Conservatori che con 78 eurodeputati è oggi il quarto gruppo al Parlamento Ue (primo il Ppe con 188, secondo S&D con 135, terzo i Patrioti con 84). È da tempo che Meloni ha lasciato intendere di voler cedere il passo come presidente di Ecr Party e a via della Scrofa come a Bruxelles danno per scontato che tra ottobre e novembre ci sarà un passaggio di consegne a favore dei polacchi del Pis, nella persona dell'ex premier Mateusz Morawiecki. Che, raccontano in Fdi, si sta muovendo in maniera un po' scomposta per ottenere un incarico che sa essere suo da tempo solo perché ha bisogno della presidenza di Ecr come trampolino di lancio per essere indicato dal Pis come candidato alle presidenziali polacche del 2025. Ma, chiosa un esponente di Fdi che conosce le logiche europee, Jarosaw Kaczyski - padre padrone del Pis - non si farà condizionare dalla presidenza di Ecr (ovviamente quando Meloni lascerà, dentro Fdi si aprirà la partita per la vicepresidenza).
Sul tavolo del post Ferragosto ci saranno anche nomine Rai e manovra (prima della pausa ci sono state alcune riunioni tecniche e non è escluso che il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, nella sua visita da Meloni nella masseria di Ceglie abbia parlato anche del timing della legge di bilancio). Ma pure il nodo election day, che sarà discusso nel vertice Meloni-Tajani-Salvini in programma il 30 agosto, perché va individuato il candidato del centrodestra in Liguria. Difficile, però, che si voti in contemporanea con Emilia-Romagna e Umbria, come auspicano Palazzo Chigi e il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.
In base a una legge costituzionale del '99 l'ultima data utile in Liguria è il week end del 26-27 ottobre. Data a cui dovrebbero uniformarsi Emilia-Romagna e Umbria. La prima ha dato la sua disponibilità, la seconda no.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.