Nella manovra economica «ci siamo occupati ancora di sanità: il Fondo Sanitario arriverà nel 2025 alla cifra record di 136,5 miliardi di euro e 140 miliardi di euro nel 2026. Mai così tante risorse erano state messe nel Fondo Sanitario Nazionale». La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ieri a Bruxelles ha voluto replicare alle polemiche delle opposizioni circa le dotazioni del Fondo sanitario nazionale per il quale il Documento programmatico prevede un incremento dello 0,4% del Pil (circa 900 milioni) l'anno prossimo. Questa cifra, tuttavia, si aggiunge all'aumento delle risorse già previsto a legislazione vigente (legge di Bilancio 2024) e, dunque, si arriva così da poco più di 134 miliardi a 136,5. Per il 2026 l'incremento della dotazione è di 3,25 miliardi (lo 0,148% del Pil) e così si arriva alla cifra ribadita da Meloni. «Chiaramente è nostra intenzione discutere con le Regioni su quali debbano essere le priorità sulle quali concentrare queste risorse», ha aggiunto la premier manifestando disponibilità a discutere con gli operatori del settore.
Una linea ribadita dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ieri nel question time al Senato. «Si può contestare qualsiasi cosa di questa manovra ma non che vada contro i poveri cristi. Va nella direzione di coloro che hanno meno di 35mila euro di reddito», ha detto. «Abbiamo la disponibilità per incrementare il Fondo sanitario nazionale e di rafforzare lo sconto fiscale per i redditi medio-bassi anche oltre quello che è stato previsto l'anno scorso (l'anno prossimo si arriverà fino a 40mila euro; ndr)», ha aggiunto. Giorgetti ha quindi sottolineato che sono state confermate tutte le misure dello scorso anno, «anche quelle a favore delle famiglie e delle lavoratrici con due figli, nonostante una letteratura giornalistica che ha alimentato una serie di notizie non esattamente corrispondenti al vero». Una precisazione a cui il Tesoro tiene parecchio considerato che in questo novero rientrano anche le lavoratrici autonome. Allo stesso modo, il ministro ha ricordato che «è assolutamente falso l'aumento delle tasse sulla casa: chiunque abbia un minimo di esperienza sa perfettamente che chi fa una ristrutturazione edilizia, tanto più addirittura pagata dallo Stato, ha un preciso obbligo: aggiornare i dati catastali» ma «noi siamo tenuti, e lo faremo, a verificare l'aggiornamento dei dati catastali e di coloro che le case non le hanno mai dichiarate».
L'accanimento di Pd e M5s, con in testa i rispettivi leader Schlein e Conte, ha proprio lo scopo di sconfessare con argomenti non sempre fondati il metodo di lavoro del governo che ha preferito il taglio delle spese all'aumento delle entrate con nuove tasse. «Si poteva fare di più sulle banche? Va bene cosi, guardiamo lo spread», ha puntualizzato Giorgetti nuovamente interpellato sul contributo di 3,5 miliardi che sarà chiesto a istituti e compagnie l'anno prossimo. Il fatto che il differenziale di rendimento tra i Btp e decennali tedeschi ieri sia sceso a 119 punti, ai minimi da novembre 2021 (quando i mercati erano ancora in luna di miele con il governo Draghi), testimonia la serietà del lavoro di Giorgetti che ha tenuto i conti a posto e non ha disperso l'effetto positivo determinato dal taglio dei tassi della Bce.
Oggi per il ministro dell'Economia ci saranno due altre pagelle, quella di Standard & Poor's e di Fitch. In tarda serata giungerà il verdetto: la conferma della «BBB» con outlook stabile in un contesto internazionale molto difficile sarebbe un ulteriore dimostrazione che le accuse al ministro sono costruite sulla sabbia.
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